Durante una partita, il giocatore medio colpisce la palla con la testa da 6 a 12 volte; durante gli allenamenti, fino a 30 volte o anche più. Un singolo palleggiamento non è sufficiente a causare danni traumatici come la lacerazione delle fibre nervose, mentre impatti ripetuti potrebbero causare problemi clinici significativi, come la lacerazione delle fibre nervose e la degenerazione, nel tempo, delle cellule cerebrali. I giocatori sono stati in seguito sottoposti a test cognitivi e di memoria, e classificati in base alla frequenza con la quale avevano fatto palleggiamenti con la testa. Le immagini cerebrali raccolte sono state poi confrontate, mostrando anomalie nella condizione della sostanza bianca paragonabili a quelle presenti in pazienti che hanno subito commozioni cerebrali.
Il parametro confrontato era la FA, o anisotropia frazionaria, che misura il movimento delle molecole d’acqua all’interno e lungo gli assoni, le fibre nervose della materia bianca: l’uniformità della circolazione e un alto valore di FA indicano buone condizioni cerebrali, mentre un valore basso tende a indicare un danno assonale, e viene associato a decadimento cognitivo. I calciatori che avevano effettuato tra gli 885 e i 1.550 palleggiamenti annuali avevano FA significativamente inferiori in tre aree della sostanza bianca temporo-occipitale, mentre quelli il cui numero di palleggiamenti superava i 1.800 annuali avevano ottenuto punteggi molto minori rispetto agli altri nei test di memoria e cognitivi.