Gli autori hanno esaminato in particolare le mutazioni dette SNPs (single nucleotide polymorphisms) di 32 mastini tibetani e hanno confrontato poi i risultati con un campione di 20 cani nativi della zona e con 14 lupi grigi. Quello che è emerso sono 120mila SNPs identificati raggruppati in 16 geni, 12 dei quali associati a funzioni che hanno un ruolo nell’adattamento alle altitudini, in particolare nella risposta all’ipossia.
Gli scienziati ritengono che questi geni siano coinvolti nella produzione di energia, che si rivela fondamentale per la sopravvivenza in quota, dove vi è scarsità di ossigeno, e lo stesso fenomeno è stato osservato anche in altre specie animali che vivono ad alta quota, indicando ai ricercatori la possibilità che i geni evolvendosi e adattandosi abbiano prodotto risposte fenotipiche differenti.
Si è profilata inoltre la possibilità di un’evoluzione convergente tra cani ed esseri umani, grazie al rinvenimento di un fattore chiamato EPAS1, che è stato individuato negli abitanti del Tibet in riferimento al fenomeno dell’ipossia, anche se gli stessi autori avvertono che per una comprensione completa del fenomeno è necessario un confronto più ad ampio spettro, a cui intendono lavorare in futuro.
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