L’Alzheimer è un tipo di demenza senile che colpisce più di 40 milioni di persone nel mondo. Questo morbo, la cui principale caratteristica è la perdita della memoria, è prevalentemente causata dalle placche amiloidi, depositi di proteina β-amiloide che si accumulano nell’encefalo e danneggiano i neuroni.
Il team di ricercatori, guidati da Gerhard Leinenga e Jürgen Götz, stava cercando un modo per fermare la capacità distruttiva delle placche amieloidi e recuperare le funzioni di memoria danneggiate dalla malattia. L’intuizione è stata quella di pensare agli ultrasuoni, onde che attraversano i tessuti senza danneggiarli, che da tempo sono utilizzate in fisioterapia, igiene dentale, ma anche come trattamento antitumorale. I ricercatori hanno quindi sottoposto alcuni topi a fasci di ultrasuoni focalizzati per stimolare il sistema di difesa immunitario del sistema nervoso centrale e, in particolare, le cellule della microglia. I fasci di ultrasuoni, se opportunamente focalizzati, permettono di generare un aumento di temperatura e consentono la distruzione delle placche amieloidi.
L’esperimento consisteva in cicli di ultrasuoni a bassa intensità della durata di pochi secondi, il tutto per 4-7 settimane. Al termine del trattamento, i topi erano nettamente migliorati nei test cognitivi, come quello del labirinto. Risultati positivi anche dagli esami istologici che hanno evidenziato la riduzione di circa il 75% delle placche amieloidi, fagocitate dalle cellule di difesa (microglia).
Questi risultati sono sicuramente un risultato incoraggiante perché dimostrano quanto i fasci di ultrasuoni, già utilizzati in altri ambiti, possano risultare utili per terapie contro l’Alzheimer. Trattare questa malattia nei suoi primi stadi, infatti, cioè quando i danni provocati dalle placche amieloidi sono ancora limitati, potrebbero addirittura permettere un recupero, quantomeno parziale della memoria.
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