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“Autismo. Cosa fare (e non)” di Marco Pontis

Ad alcuni sarà capitato: ascoltare il racconto di un amico o amica che da bambino, a scuola, veniva sgridato perché non teneva le mani ferme o addirittura veniva invitato a sedercisi sopra per evitare le muovesse – hand flapping –, un comportamento considerato irrispettoso e senza scopo se non quello di disturbare magari la lezione.  

Oggi, oltre a sperare che un tal genere di forzature non trovi più spazio nella scuola né altrove, sappiamo che i movimenti ripetitivi come questo uno scopo lo ha eccome: l’auto-regolazione sensoriale, per i bambini, ragazzi e adulti autistici (ma non solo), anche detta stimming, che aiuta a calmarsi e ritrovare l’equilibrio soprattutto nelle situazioni di sovraccarico legate a un ambiente molto intenso, come può essere la classe di una scuola: l’odore di decine di bambini, le loro voci, il continuo spostamento di oggetti, temperature che non si possono controllare e via dicendo.  

Ma lo stimming si fa anche per comunicare, per autoregolarsi dal punto di vista emotivo e perché si è felici, eccitati. La cosa importante è capire che ha uno scopo, cruciale, e non rimproverare il bambino o bambina che lo fa. Soprattutto, non bisogna mai imporre loro di smettere o provare a bloccarli fisicamente. 

Come comportarsi?

Come comportarsi quando un alunno autistico compie questo tipo di movimenti è una delle 15 situazioni quotidiane analizzate nel libro Autismo. Cosa fare (e non) di Marco Pontis (Erickson 2021, 152 pagine, 16,50 euro), docente presso l’Università di Bolzano, una guida rapida dedicata agli insegnanti della scuola primaria, illustrata da Carciofo Contento. Se non si conosce l’autismo può essere molto complesso per un docente sapere come comportarsi, ma soprattutto comprendere quali comportamenti e modi di essere sono tipicamente autistici – fanno dunque parte di come il bambino o bambina è – e come andrebbero “gestiti”, se necessario, ad esempio per la sua incolumità. 

Il punto fermo che emerge da tutte le situazioni analizzate, che variano da elementi più noti – il contatto visivo, la socializzazione atipica, l’interesse a volte scarso per il gioco con altri bambini – ad altri meno – cosa fare se la bambina è in grossa difficoltà rispetto ai cambiamenti dell’attività scolastica? Come comportarsi se non vuole separarsi da un giocattolo o da un oggetto? – è uno che non stupirà chi conosce almeno un po’ l’autismo. Ovvero la necessità di coerenza, prevedibilità, pianificazione. 

Un lavoro di squadra e di coerenza

Se l’elemento chiave di ogni situazione è renderla strutturata e prevedibile, dagli spazi usati per la didattica al tempo richiesto per le attività e i compiti (che è sempre bene scandire in modo preciso, ad esempio con un timer) emerge fin da subito come sia fondamentale un lavoro di squadra con la famiglia e il coinvolgere i compagni di classe. Ma anche, e si tende a dimenticarlo, come una grossa parte di questi consigli si riveli perfettamente valida per qualsiasi bambino o bambina.  

Ad esempio? Non spazientirsi se parla molto spesso e a lungo del suo interesse principale. Comunicare in modo chiaro e aperto con i genitori. Non obbligare ad adottare stili di gioco diversi, o a socializzare per forza con gli altri bambini. Non forzare comportamenti che non sono spontanei per il bambino o lo stressano se non vi è un motivo reale, ad esempio sta facendo qualcosa che può metterlo in pericolo. Spiegare chiaramente le situazioni se è evidente che qualcosa non è stato compreso. 

Si tratta dunque di un libro estremamente utile, consigliato agli insegnanti che vogliano capire come comportarsi per rendere la giornata di scuola il più appagante e meno stressante possibile per tutti, passando per un concetto chiave: comprendere (e soprattutto accettare) la diversità.  


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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