Sebbene molti animali (come i cani, i pappagalli o le scimmie) siano in grado di comunicare e riconoscere l’associazione fra parole e oggetti, sembrava che solo gli esseri umani (e probabilmente le balene) avessero la capacità di costruire e comprendere sequenze di sillabe o parole organizzate gerarchicamente secondo regole grammaticali ben precise e condivise. I risultati della ricerca giapponese hanno dimostrato che questa qualità è propria anche dei fringuelli, attraverso una serie di esperimenti sofisticati e ingegnosi.
Sfruttando l’attitudine naturale dei fringuelli a rispondere vigorosamente a canti di uccelli di altre specie, Abe e Watanabe li hanno sottoposti a canzoni “sgrammaticate” e hanno valutato le loro reazioni. In particolare, inizialmente hanno riprodotto quattro nuove canzoni fino a quando i fringuelli non smettevano di reagire, abituandoli all’ascolto. Quindi, suddividendo ogni brano in sillabe hanno mescolato la loro sequenza come farebbe un deejay. Nel riprodurre i canti mixati, i ricercatori hanno osservato che solo uno produceva l’immediata reazione degli uccelli, come se riconoscessero un errore nell’ordine delle sillabe. Inoltre, fringuelli nati e cresciuti in cattività non erano in grado di individuare gli errori fino a quando non venivano messi in contatto con gli altri uccelli per almeno due settimane, dimostrando che la sintassi aviaria non è innata ma viene appresa a livello sociale.
I due studiosi hanno, infine, isolato negli uccelli la regione del cervello (neostriato) responsabile del riconoscimento degli errori grammaticali, che nell’uomo corrisponde all’area di Broca, fornendo alla comunità scientifica un ottimo modello sperimentale, il fringuello, per lo studio dei meccanismi ancora largamente sconosciuti alla base dell’evoluzione del linguaggio.