LA VOCE DEL MASTER - Comprendere i meccanismi del pensiero umano e quali sono i legami fra il il nostro cervello e quello degli animali è uno dei quesiti che le scienze neurobiologiche cercano di affrontare da tempo. Ne abbiamo parlato con Giorgio Vallortigara, professore di Neuroscienze al Centro Mente e Cervello dell’Università di Trento. Vallortigara è autore, da solo o in collaborazione, di centinaia di pubblicazioni in riviste scientifiche internazionali e di vari libri di divulgazione. L’ultimo, in ordine di tempo è La mente che scodinzola, edito da Mondadori e pubblicato qualche mese fa.
LA VOCE DEL MASTER - Chi pensava che il linguaggio e le sue regole grammaticali (sintassi) rendessero l’Homo sapiens unico nel mondo animale si deve ricredere. A farci compagnia e a condividere con noi questa caratteristica “superiore” sono i fringuelli. La capacità di questi uccelli di sviluppare una loro grammatica condivisa all’interno della specie è stata dimostrata da uno studio pubblicato su Nature Neuroscience (qui) dai ricercatori Kentaro Abe e Dai Watanabe dell’Università di Kioto in Giappone.
Sebbene molti animali (come i cani, i pappagalli o le scimmie) siano in grado di comunicare e riconoscere l’associazione fra parole ed oggetti, sembrava che solo gli uomini (e probabilmente le balene) avessero la capacità di costruire e comprendere sequenze di sillabe o parole organizzate gerarchicamente secondo regole grammaticali ben precise e condivise. I risultati della ricerca giapponese hanno dimostrato che questa qualità è propria anche dei fringuelli, attraverso una serie di esperimenti sofisticati quanto ingegnosi.