Lo scorso 11 aprile proprio qui si è registrata una scossa di magnitudo 7. Iwaki si trova a circa 200 km dall’epicentro della scossa di marzo. Secondo Zaho e colleghi la scossa di Iwaki è stata agevolata da quella di marzo (insieme a movimenti ascendenti di masse fluide dalla placca di subdizione Pacifica verso la crosta terrestre), che ha creato un accumulo di pressione accumulata nelle faglie. E infatti si è registrato uno spiccato aumento degli eventi sismici nella zona, ben 24.000 registrati dall’11 marzo al 27 ottobre contro i 1.3oo rilevati nei nove anni precedenti.
Usando i dati di 6.000 eventi sismici registrati in questo periodo recente Zaho e colleghi hanno ricostruito un modello dell’interno suolo nella zona (con una tomografia sismica, tecnica che gli autori comparano a una TAC). Grazie a queste immagini hanno osservato il movimento ascendente delle masse fluide che indica che nella zona di Fukushima Daiichi è molto probababile che un evento intenso accada nel futuro prossimo (anche se non sanno dire esattamente quando).
“Che terremoti forti inducano altri terremoti, anche a una certa distanza è normale. È il meccanismo di base delle sequenze sismiche, ed è dovuto alla redistribuzione degli sforzi nella crosta terrestre. Non necessariamente il terremoto forte provoca le nuove rotture: più semplicemente può accelerare processi di rottura già in atto” ci ha spiegato PierLuigi Bragato sismologo del centro di ricerche sismiche dell’OGS. “Visto cosa sta succedendo nella zona di Iwaki e poiché a Fukushima c’è una situazione analoga, i sismologi ipotizzano un analogo incremento di pericolosità (rispetto alle stime correnti), cioè di probabilità del verificarsi di un terremoto di una certa entità.”
Quello che sembra mancare al momento nello studio di Zaho, continua Bragato, è una quantificazione di questo ipotetico incremento. Solo l’osservazione di futuri terremoti potrà validare l’ipotesi. Intanto Zaho e colleghi hanno raccomandato alle autorità responsabili della centrale di rafforzare le misure di sicurezza attorno ai reattori.
Crediti immagine: Oldmaison (CC)