La scoperta, pubblicata su Astrobiology, è avvenuta grazie all’utilizzo di uno speciale strumento, battezzato SOLID, progettato per la ricerca della vita su altri pianeti. SOLID (Signs Of Life Detector) è costituito da un biochip che contiene ben 450 anticorpi in grado di riconoscere molecole biologiche complesse, come zuccheri, DNA e proteine, che sono i costituenti essenziali di ogni organismo vivente.
L’inospitale ambiente del deserto di Atacama, in cui SOLID ha permesso di identificare l’oasi di archeobatteri, è stato investigato perché si tratta di uno dei luoghi terrestri che appaiono più simili rispetto a quelli che si osservano sul suolo marziano. La sonda Phoenix della Nasa ha persino fotografato sulla superficie del polo nord di Marte depositi salini del tutto paragonabili a quelli originati dall’attività metabolica degli archeobatteri. L’habitat in cui sono stati rinvenuti i microrganismi è infatti caratterizzato da estese incrostazioni saline, che garantiscono la presenza costante di acqua di condensa, senza la quale non potrebbero sopravvivere nell’ambiente eternamente buio e freddo in cui prosperano.
Il test di Atacama, per SOLID, è stato superato a pieni voti. Il prossimo passo avverrà direttamente sul Pianeta Rosso. La speranza di trovare vita su Marte è affidata al biochip e ai suoi 450 anticorpi.