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“Marziani” nel deserto di Atacama

CRONACA - Due metri sotto il deserto. Non si tratta di una nuova parodia di un famoso film per teenager, ma dell’insolito habitat in cui vivono delle forme di vita molto primitive, che appartengono al regno degli archeobatteri. I ricercatori del Centro di Astrobiologia di Madrid e della Catholic University of the North in Cile hanno recentemente scoperto un’oasi popolata da un gran numero di questi microrganismi nel luogo più arido della Terra, il deserto di Atacama, in Cile. Gli archeobatteri sono simili ad altri che vivono in zone diverse del pianeta, ma hanno la peculiarità di sopravvivere in assenza di luce e di ossigeno.

Casa dolce casa

Estremo è, come molto del nostro vocabolario, un termine intrinsecamente antropocentrico, e non fa eccezione quando è usato in biologia. Manca infatti una rigida definizione quantitativa dei parametri che fanno di un ambiente, un ambiente estremo: in generale ci raccontiamo che siamo di fronte a una nicchia estrema quando è troppo fredda/calda, arida, acida/basica, povera di nutrienti ecc...per sostenere la maggior parte delle forme viventi che noi conosciamo. Una definizione che evoca all'istante abissi, laghi salati, paesaggi luciferini creati dal vulcanesimo, e poco dopo sabbie marziane e crateri lunari, ma in realtà una nicchia estrema potrebbe trovarsi a pochi passi da voi.

Archea chi?

NOTIZIE - Un articolo recentemente pubblicato su Environmental Biology può essere l’occasione per parlare di alcuni illustri sconosciuti della biologia: gli archei. (Micro)biologi a parte, alzi la mano chi sa davvero cos’è un archea. In genere la tendenza è di associarli ai batteri. È vero entrambi sono esseri viventi procarioti (le cellule che li compongono non hanno un nucleo ben definito e circoscritto, a differenza di noi eucarioti) ma le similitudini si fermano qui. La differenza che passa fra un metanococco (un archea) e il batterio della salmonella, (almeno dal punto di vista del DNA) è la stessa che passa fra quest’ultimo e una tigre. Fra i microbiologi c’è chi addirittura si lamenta dell’uso del termine improprio archeobatteri (una volta realmente usato, ma dalla classificazione tripartita dei domini della vita proposta nel 1990 da Carl Woese, il concetto è stato depennato). Tra parentesi gli archea, a differenza dei batteri, non hanno alcun effetto sulla nostra salute (anche se possono provocare flatulenze)