Peccato che ora due gruppi indipendenti di ricercatori abbiamo usato un modello animale, dei roditori ingegnerizzati privi di questo enzima e senza alcun problema di memoria. Per stessa ammissione dei due gruppi, uno capitanato da Richard Huganir dell’Università Johns Hopkins University e l’altro da Robert Messing dell’Università della California, di San Francisco, i risultati sono stati una sorpresa e dimostrano in maniera abbastanza conclusiva che la molecola non è l’unica responsabile della formazione del ricordo a lungo termine. Non significa che l’enziam non abbia una qualche funzione in memoria, ma che certamente non ha un ruolo essenziale. Sanktor dalla sua ha ribattuto subito che i risultati non sono troppo sorprendenti: un altro gene potrebbe aver compensato la mancanza dell’enzima (come spesso succede in questi topi in cui viene cancellata qualche sequenza di DNA).
In realtà però il team di Huganir ha anche cancellato solo temporaneamente e in topi adulti la presenza dell’enzima (somministrando un farmaco) e questo contrasta con l’ipotesi di qualche meccanismo di back-up che si forma durante lo sviluppo dell’organismo. L’ipotesi più prudente al momento è che esistano diversi processi paralleli per la consolidazione dei ricordi nella memoria a lungo termine.