NOTIZIE – PKMzeta, una molecola mica da poco. Ricordate il film “se mi lasci ti cancello” (o, per gli amanti del fumetto, le pilloline rosse e blu che Jill Bioskop ingurgitava ne “La donna trappola” di Enki Bilal)? La PKMzeta un giorno potrebbe essere la chiave per cancellare dalla testa memorie dolorose, o il dolore stesso. Già era noto il ruolo di questa proteina nel rafforzare la connessione fra due neuroni, il meccanismo fisiologico alla base della memoria in generale – esemplari in questo senso gli esperimento di Todd Sacktor che nel 2006 è riuscito a cancellare memorie di lunga data nel cervello dei topi e quest’anno è riuscito a far riemergere, sempre nei topi, ricordi ormai perduti -. Ora un recente lavoro, pubblicato sul Journal of Neuroscience e condotto da Marina Asiedu e Dipti Tillu dell’Università dell’Arizona, dimostra che questa proteina è implicata anche nel processo fisiologico che dopo un intenso dolore fisico rende localmente il sistema sensoriale sensibile al dolore per un certo periodo.
Questa sensibilità post-traumatica oltre che nell’uomo è stata osservata anche nei roditori, e proprio questi hanno studiato i due neuro scienziati.
Nel cervello la PKMzeta rende più reattive le sinapsi per un certo periodo di tempo, in modo che stimoli relativamente deboli superino la soglia necessaria per scatenare il passaggio del segnale elettrico da un neurone all’altro (i segnali elettrici sono il codice dell’informazione nel cervello). Questo effetto di facilitazione è la base fisiologica della memoria (è un po’ come sottolineare le parole in un testo scritto per ritrovarle più facilmente).
Secondo Asiedu e Tillu lo stesso tipo di “sottolineatura” media la sensibilizzazione post-traumatica nelle vie nervose che trasportano il dolore dai recettori periferici (sulla pelle per esempio) verso il cervello. Sarebbero soprattutto i neuroni nel corno dorsale del midollo spinale a essere interessati dalla facilitazione sinaptica. E anche qui la molecola implicata sarebbe proprio la PKMzeta.
Nei loro esperimenti i due autori hanno iniettato una sostanza chimica chiamta ZIP (nota per neutralizzare la PKMzeta) nella zona sensibile al dolore nei ratti: la memoria del dolore veniva completamente rimossa (anche quando l’iniezione avveniva ben tre giorni dopo il trauma). Se i topi però venivano trattati di nuovo con la PKMzeta la sensibilità al dolore ritornava.
Asiedu e Tillu concludono dunque che la molecola è importante anche in questo processo di sensibilizzazione sensoriale. Questa osservazione potrebbe rivelarsi importante per studiare in futuro trattamenti per certi tipi di dolore cronico in pazienti colpiti da trauma.