I risultati dello studio, che ha fatto uso di sequenze genetiche depositate da ricercatori cinesi in una banca dati internazionale, forniscono i primi indizi, a livello molecolare, di un preoccupante ceppo di influenza aviaria, i cui primi casi sono stati segnalati a fine marzo dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Benché sia troppo presto per predire il potenziale pandemico della nuova influenza, ci sono segni inequivocabili dell’adattamento del virus ai mammiferi e agli umani, spiega Kawaoka.
Accedere all’informazione genetica dei virus, aggiunge, è necessario per capire come si stia evolvendo il virus e per arrivare a un vaccino che prevenga il contagio. Il virus dell’influenza dipende, per replicarsi e diffondersi in modo efficace, dalla sua capacità di attaccarsi alle cellule viventi del suo ospite.
“Questi virus posseggono alcune caratteristiche dei virus dell’influenza dei mammiferi, il che contribuisce probabilmente alla loro capacità di contagiare l’uomo, e provoca preoccupazioni per quanto riguarda il loro potenziale pandemico”, concludono Kawaoka e colleghi nel rapporto di Eurosurveillance.
Kawaoka spiega che la maggioranza dei virus studiati, sia di uccelli che di mammiferi, mostrano mutazioni nella proteina di superficie che il virus usa per legarsi alle cellule ospiti. Queste mutazioni, secondo il ricercatore, permettono ai virus di contagiare facilmente le cellule umane.
Inoltre, le sequenze isolate dai campioni umani contengono un’altra mutazione che permette al virus di replicarsi efficacemente all’interno delle cellule umane. La stessa mutazione, nota Kawaoka, permette al virus aviario di prosperare a temperature più fresche nel tratto respiratorio alto dell’uomo. È nelle cellule del naso e della gola che l’influenza riesce a radicarsi nell’ospite umano.
Kawaoka e colleghi hanno anche valutato la risposta del nuovo ceppo alle medicine usate per curare l’influenza, scoprendo che una classe di medicinali antivirali comunemente usati, gli inibitori dei canali ionici che reprimono i virus nella cellula, non sono efficaci; il nuovo ceppo potrebbe invece essere curato con un altro medicinale antivirale, l’oseltamivir.
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