CRONACA – Si torna a parlare di influenza aviaria. Le notizie dei primi casi di infezione umana dal virus influenzale H7N9 sono arrivate all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo scorso 31 marzo, quando le autorità cinesi hanno segnalato la presenza di tre persone contagiate dal virus.
In pochi giorni è salito il numero dei casi confermati in Cina, e al 9 aprile l’OMS contava 24 casi, di cui 7 mortali (ma l’agenzia Reuters parlava oggi di 31 contagiati e 9 morti).
Non si ha notizia, a oggi, di episodi di infezione al di fuori della Repubblica Popolare Cinese, e non ci sono prove che il virus possa trasmettersi da uomo e uomo. Il contagio avverrebbe quindi unicamente tramite contatto con volatili infetti, anche se la fonte precisa dell’infezione non è stata accertata. Il contagio, ripetono le autorità sanitarie, non può avvenire attraverso il consumo di cibo ben cotto: nessun problema quindi a mangiare uova e pollame. I virus influenzali sono infatti resi inattivi quando vengono esposti alle temperature usate normalmente per cucinare.
La trasmissione del virus H7N9 tra esseri umani non è del tutto esclusa, e al momento le autorità stanno investigando alcuni casi di infezione all’interno della stessa famiglia.
Sembra sventato il timore che possa ripetersi il sistema di censura imposto dal governo cinese dieci anni fa. Tra il 2002 e il 2003 le autorità cinesi hanno imposto un forte controllo mediatico sulla notizia dei primi casi di SARS, la Sindrome Acuta Respiratoria Severa. L’infezione, non comunicata in tempi brevi all’OMS, si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, causando migliaia di infezioni e centinaia di morti.
La situazione sembra essere in questo caso molto diversa, con una forte collaborazione delle autorità locali con le organizzazioni internazionali, anche se la stampa riporta la notizia di dieci persone fermate dalla polizia cinese per aver diffuso “false notizie” online su possibili nuovi casi di influenza aviaria nelle loro regioni.
Crediti immagine: Aaron T. Goodman, Flickr