Tornando a Nature, ieri è uscito un articolo a firma di Allison Abbot, giornalista scientifica di gran calibro, che sostiene che le indagini condotte da Nature stessa hanno dimostrato che nell’application per il brevetto Vannoni ha fornito due figure (definite “chiave” dalla rivista) che non sono originali del suo team (come invece si sostiene nella documentazione) e in realtà erano state pubblicate anni prima da un gruppo di ricerca russo. La prima immagine è una microfotografia di due cellule che si sarebbero appena differenziate dalle cellule stromali del midollo osseo. La figura con il numero 3 nella richiesta di brevetto è identica alla “figura 2B” di un paper del 2003 pubblicato dal team di Elena Schegelskaya sul Russian Journal of Developmental Biology (Schegel’skaya, E. A. et al. Russian J. Dev. Biol. 34, 185–191 (2003)). Il paper originale testava una tecnica molto differente da quella descritta sommariamente da Vannoni per il metodo Stamina. Anche un’altra figura sarebbe stata rubata allo stesso grupppo di ricerca, ma da un altro paper. La figura numero 4 nella richiesta di brevetto sarebbe identica a una pubblicata nel 2006 nell’Ukranian Neurosurgical Journal, sempre da Schegelskaya e altri.
La scoperta getta ombre sempre più nere sulla condotta di Vannoni, “un filosofo trasformato in imprenditore in campo medico” come lo descrive Abbott. Il “metodo” è fumoso e dubbio, e il team è andato a rubacchiare immagini da giornali scientifici russi (non molto in vista, quindi si suppone che sperassero di non essere beccati). In realtà c’è chi offre un’interpretazione un po’ più approfondita sulla vicenda e suggerisce che un qualche legame fra i ricercatori russi e Vannoni ci sia. La trovate su Scienza in rete, leggete, ne vale la pena.
Come se non bastasse lo Stato italiano dopo l’approvazione del decreto Balduzzi sta chiedendo a Vannoni di fornire i dettagli dell protocollo sperimentale in modo da poter iniziare la sperimentazione, ma il filosofo ha già per tre volte rimandato, adducendo scuse varie e accuse di complottismi, come se per lui non valessero le regole che valgono per tutti. Una storia sempre più brutta, che rischia non solo di buttare all’aria 3 milioni di finanziamento pubblico, ma di gettare una pesante eredità sulla sanità pubblica nel nostro Paese.
Crediti immagine: Robert M. Hunt, Wikimedia Commons