POLITICA – “La scienza e i malati esigono rispetto” così si è espressa ieri Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni, durante le audizioni della commissione Affari sociali della Camera che ha ripreso l’esame del testo del Decreto Balduzzi, approvato al Senato lo scorso 10 aprile. Del testo di allora ne avevamo parlato con Elena Cattaneo (potete sentire qui l’intervista). Pochi giornali hanno documetato la notizia (io l’ho trovata qui, qui e qui). Ve la riassumo brevemente.
Alle audizioni di ieri sono stati convocati rappresentanti dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), dell’Istituto superiore di sanità (ISS) e del Centro nazionale trapianti (CNT), gli esponenti del mondo scientifico e della ricerca esperti della materia, i rappresentanti di Stamina Foundation onlus e i rappresentanti delle Associazioni dei familiari dei pazienti sottoposti a terapie che utilizzano le cellule staminali.
A parte Daniele Vannoni, presidente della Stamina Foundation intorno alla cui vicende è stato imbastito il DDL (delle cui dichiarazioni parleremo sotto) il resto dei presenti si è dimostrato compatto.
In primo luogo sul fatto che i trattamenti a base di mesenchimali proposti da Stamina non sono trapianti sperimentali, come li vorrebbe definire il decreto (di fatto una deregulation tanto grossolana quanto ignorante), come affermato dallo stesso Alessandro Nanni Costa direttore del CNT (e se lo dice lui): “sono cellule che per il trattamento cui vanno incontro sono farmaci, senza dubbio sono farmaci”. Il concetto è stato ribadito anche da AIFA: Luca Pani direttore dell’Agenzia in un comunicato stampa ufficiale ha infatti espresso “viva soddisfazione” per le parole di Nanni Costa. “Ha confermato, dall’alto della sua esperienza, che quei prodotti cellulari non sono né cellule né tantomeno trapianti ma piuttosto medicinali. E come tali ricadono nell’ambito di competenza dell’AIFA, in analogia a quanto avviene in tutto il mondo” si legge nel comunicato. Anche Patrizia Popoli dell’ISS ha ribadito il concetto: “vanno usate come farmaci”. E come farmaci vanno regolamentate.
Non sono trapianti dunque, come già aveva detto Elena Cattaneo ai nostri microfoni, e come aveva denuciato anche la rivista internazionale Nature in un editoriale in cui si esprimeva preoccupazione sul fatto che l’Italia potesse diventare un’anomalia nel panorama europeo e non solo.
Molta preoccupazione è stata espressa anche nei confronti della sperimentazione stabilita nel decreto.
Secondo Nanni Costa quello che sta avvenendo a Brescia è illegale: i primi 12 pazienti trattati sono affetti da altrettante diverse malattie, dunque non esiste un disegno sperimentale valido e la sperimentazione di fatto è impossibile. “Non c’è la costruzione di un disegno scientifico” ha commentato il direttore del CNT. Se il flusso di richieste dovesse continuare, poi, la situazione potrebbe solo peggiorare, e “se la sperimentazione di Stamina sarà fuori dalle regole, anche i risultati non saranno validi a livello scientifico”. Per il direttore del CNT, le istituzioni devono farsi carico di questa sperimentazione, che va fatta nei limiti legali e nel rispetto delle norme. “Serve assolutamente trovare un meccanismo per una valutazione oggettiva dei trattamenti fatti a Brescia”.
Il terzo punto infine in cui c’è stato grande accordo ieri (sempre a parte Vannoni) è, per dirla con le parole della Popoli, che «non ci sono prove che dimostrino l’efficacia» del metodo Stamina. Pani è stato più esplicito e ha parlato di “olio di serpente”. Così si esprime la Gallo, della Fondazione Luca Coscioni: “sorge spontaneo chiedersi come mai Stamina preferisce che siano organizzate manifestazioni di piazza, trasmissioni televisive, e non preferisce effettuare le formali sperimentazioni cliniche necessarie per la valutazione clinica delle ‘terapie’, che fornirebbero le evidenze della loro supposta efficacia. Se il metodo è valido dovrebbe essere utilizzato per tutti i malati che ne hanno bisogno e non autorizzato dai tribunali”.
Vannoni dalla sua non ha risparmiato la carta populista: “per giustificare la morte di 18mila persone bisogna fare del catastrofismo dicendo che il metodo Stamina è come l’olio di serpente: parlo della morte di 18mila persone perché ci sono 18mila famiglie che hanno chiesto l’accesso al metodo”. Le critiche non sono tardate: Elena Cattaneo e Michele De Luca, docente di di Biochimica e direttore del Centro di medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, lo hanno subito bacchettato per queste non troppo velate accuse di “incitamento all’eutanasia” da parte dello Stato Italiano. I due hanno inoltre diramato una nota ufficiale in cui hanno commentato le audizioni di ieri ma soprattutto la posizione di Vannoni.
L’opinione che sembre essere emersa in maniera condivisa ieri fra i deputati va nella direzione di una modifica sostanziale al testo precedente e potrebbe prevedere una sperimentazione centralizzata (coordinata dal ministero della Salute attraverso AIFA). Anche la deregulation dei trattamenti a trapianti dovrebbe saltare e si dovrebbero invece applicare le regole europee per i medicinali, molto più rigorse rispetto a quelle per i trapianti.
Se passerà la linea emersa fra i deputati durante le audizioni ieri le cure ora somministrate su quasi 100 pazienti, a seguito di ordinanze e sentenze di tribunali, dovranno essere testate in centri pubblici certificati e Vannoni dovrà consegnare ad AIFA i protocolli (finalmente).
AGGIORNAMENTO: verranno stanziati 3 milioni per la sperimentazione sul metodo Stamina, con la normativa per i medicinali e non quella per i trapianti. E Vannoni già storce il naso
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