Secondo le ipotesi oggi più accreditate, la vita avrebbe avuto origine a partire da semplici composti che si sarebbero aggregati in forme via via più complesse. Le prime testimonianze fossili di forme viventi risalgono a circa 3,4 miliardi di anni fa, quando le condizioni del nostro pianeta erano molto diverse da quelle attuali: la Terra era ancora in via di raffreddamento, la temperatura molto elevata e l’atmosfera composta da metano, ammoniaca, idrogeno e vapore acqueo, ma ancora priva di ossigeno. Gli uomini si sono interrogati per secoli su quali fossero i meccanismi biochimici che da questo cosiddetto “brodo primordiale” hanno fatto emergere la vita, ma solo negli anni Cinquanta alcuni esperimenti hanno permesso di comprendere finalmente come dai primi amminoacidi si sia potuta evolvere una struttura simile a quella di una cellula. In questo senso la nuova scoperta del team statunitense – pubblicata su Nature Goescience – si è rivelata molto importante: ha dimostrato che l’onda d’urto generata dalla collisione tra una cometa e il nostro pianeta è in grado di rimescolare i composti organici presenti creando le molecole che poi andranno a comporre gli amminoacidi, e allo stesso tempo l’enorme calore generato dall’impatto ha il potere di trasformare quelle molecole in amminoacidi veri e propri.
Per ottenere questi risultati gli scienziati sono ricorsi non solo a simulazioni al computer e a osservazioni al telescopio, ma hanno ricreato “in vitro” l’impatto della cometa, assemblando un nucleo artificiale di ghiaccio e semplici molecole organiche, che rispecchia l’effettiva composizione di una cometa. I ricercatori hanno poi simulato per due volte a distanza di un anno l’impatto della cometa artificiale con il nostro pianeta, ad una velocità di circa 7 km orari, osservando appunto l’avviarsi di processi chimici che portano alla costituzione di amminoacidi utili per la vita.
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