AMBIENTE

Il senso di Dorthe per il ghiaccio

Icecore _2009

AMBIENTE – Esce su Nature l’avventura di NEEM, una ricerca nel passato dei ghiacci groenlandesi guidata da una grande piccola scienziata che somiglia all’eroina del Senso di Smilla per la neve. (Qualche anno fa molto di più, oggi ogni volta che sorride.)

All’avventura iniziata cinque anni fa hanno partecipato 300 ricercatori e studenti di quattordici paesi, Cina inclusa. Dalla calotta di ghiaccio nel nord della Groelandia, la collaborazione NEEM doveva estrarre carote abbastanza in profondità da comprendere il periodo interglaciale Eemiano, quando il livello del mare superava di 4-6 metri il livello attuale e la temperatura media globale di 3-5° C superiore a quella dell’ultimo millennio perché, nel suo ciclo di Milanković, la Terra era più vicina al Sole.

Ma aveva contribuito di più all’innalzamento del mare la grande calotta del Nord o del Sud? Boh. Per vent’anni i tentativi di perforare 2,5 km di ghiaccio per strappare una manciata di carote erano falliti e senza la determinazione di Dorthe Dahl-Jenssen, dell’Istituto Niels Bohr a Copenaghen, finiva male anche questa volta.

Alla domanda che si ponevano i paleo-climatologi fino a ieri, la risposta è: del Sud. Nell’articolo, o meglio nelle carote, ci sono molte altre notizie sull’Eemiano. Non solo gli isotopi di H2O, CH4, N2O, anche i sassolini imprigionati nel ghiaccio hanno cose da raccontare. Da quelle parti, tra i 128 e i 122 mila anni fa c’erano addirittura 8° C in più, eppure la fusione è stata poca: la calotta ha perso circa il 25% del suo volume e da 150 a 650 metri di spessore. Il margine di errore è ancora ampio, 250 metri, ma prima non si sapeva nemmeno dov’era.

Nell’Eemiano, i ghiacci groenlandesi sono rimasti così stabili che la loro fusione è risultata al massimo in 2 metri di mare in più. L’altro lato della medaglia è che il resto ce l’ha messo l’Antartide e non è una buona notizia: se le emissioni di CO2 continuano ad aumentare al ritmo degli ultimi 30 anni, arriveremo alla temperatura media dell’Eemiano entro 50-100 anni.  

I poli si riscaldano per primi e di più. Già la fusione della calotta antartica occidentale accelera, infatti, e non è compensata dalla stabilità del resto del continente né dall’aumento delle nevicate. Forse l’effetto più evidente e drammatico dei cambiamenti in corso è la maggior frequenza degli “eventi estremi”.  Da quanto Stefan Rahmsdorf del PIK, a Postdam e due colleghi scrivono su Climatic Change, rispetto al primo Ottocento, il riscaldamento globale ha moltiplicato per cinque i record mensili di caldo, in media mondiale, e di dieci volte nel Sud-est asiatico e in Africa orientale già così vulnerabile. Ed è solo l’inizio.

Foto: Seep Kipfstuhl/NEEM ice core drilling project, www.neem.ku.dk  (la “Gallery” merita una visita, le foto sono eloquenti e ognuna è accompagnata da una lunga didascalia).

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