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Emergenza climatica, l’appello di 11mila scienziati: 6 passi per affrontarla da subito

Oltre 11mila scienziati, di cui 250 italiani, hanno firmato l’appello su BioScience per affrontare l'emergenza dei cambiamenti climatici

Lo scioglimento dei ghiacciai nell’Artico

È emergenza climatica e non possiamo più negarlo. Un team internazionale di scienziati lancia l’allerta dopo aver analizzato oltre 40 anni di dati scientifici sul clima e sui cambiamenti che si stanno verificando. Un appello sostenuto dagli studenti scesi in piazza insieme a Greta Thunberg in tutto il mondo, dai governi che rilanciano l’abbandono dei combustibili fossili per una economia green basata su energie rinnovabili e pulite. Tutti possono contribuire a diminuire le emissioni di gas serra concentrandosi su sei ambiti in cui attuare da subito dei semplici cambiamenti: questo il messaggio di oltre 11mila scienziati di 153 Paesi, tra cui 250 italiani provenienti da enti di ricerca e università.

Thomas Newsome, della University of Sydney, insieme al college William Ripple, professore di ecologia alla Oregon State University College of Forestry, sono tra i primi firmatari dello studio pubblicato sulla rivista BioScience il 5 novembre. Uno studio in cui si analizzano tutti gli indicatori e i parametri che possono permettere di valutare i cambiamenti climatici dettati dall’attività umana e che fornisce dei “rimedi” da attuare subito per ottenere un drastico rallentamento dell’emergenza in atto.

Newsome, della School of Life and Environment Sciences, ha dichiarato: “Gli scienziati hanno l’obbligo morale di mettere in guardia l’umanità da qualsiasi grave minaccia in atto. Dai dati che abbiamo, appare chiaro che ci troviamo davanti a un’emergenza climatica che non possiamo più ignorare”.

Uno studio per 40 anni di dati sul clima

I ricercatori hanno analizzato oltre 40 anni di dati disponibili e pubblici per comprendere come l’attività umana abbia influenzato il clima terrestre. Si tratta di dati che sono stati raccolti nel tempo, fin da quando gli scienziati di 50 nazioni si incontrarono al First World Climate Conference a Ginevra, in Svizzera, nel 1979, proprio per discutere di come l’attività umana stava interagendo con il riscaldamento globale.

Oltre alla temperatura superficiale e al calore degli oceani, sono stati valutati un insieme molto vasto di indicatori come la crescita demografica, la deforestazione, lo scioglimento dei ghiacci, i tassi di fertilità, il consumo di carne, i consumi di energia, i sussidi per i combustibili fossili, il prodotto interno lordo dei Paesi e le emissioni di carbonio. Ma anche le perdite economiche annuali provocate proprio dagli eventi climatici estremi.

Questo ha permesso di raggiungere un risultato che ha portato a dimostrare come il cambiamento climatico sia molto più grave e accelerato di quanto teorizzato. Per questo motivo gli scienziati hanno deciso di intervenire. Ripple, co-autore dello studio, ha spiegato: “Nonostante da 40 anni si cerchino negoziazioni a livello globale per il clima, continuiamo a vivere sempre nello stesso modo e stiamo ignorando la crisi. Il cambiamento climatico è qui e sta progredendo molto più velocemente di quanto ci aspettavamo”.

Sei passi per affrontare l’emergenza climatica

I parametri presi in considerazione dallo studio permettono quindi di tracciare delle linee guida da seguire per affrontare l’emergenza climatica. Linee guida che devono essere seguite da tutti: cittadini, politici e comunità economica per portare a un risultato già in tempi brevi. Per Newsome infatti “anche se le cose si sono messe male, non tutto è perduto. Possiamo ancora farcela”.

Nell’articolo su BioScience appaiono quindi le sei macro-aree in cui dovremmo adottare delle misure immediate per contrastare gli effetti del surriscaldamento globale.

Energia: Sostituire i carburanti fossili con energie rinnovabili e pulite, rinunciando all’estrazione dei carburanti fossili dal sottosuolo, per esempio abolendo i sussidi alle compagnie petrolifere e istituendo una tassa sul carbone così alta da inibire chiunque voglia continuare a utilizzarlo come principale risorsa.

Emissioni inquinanti. Ridurre tutte le emissioni inquinanti come metano, idrofluorocarburi e fuliggine. Una misura che da sola potrebbe ridurre il surriscaldamento globale del 50% già nei prossimi dieci o venti anni.

Natura. Ridurre il disboscamento massiccio, ripristinando e proteggendo ecosistemi a rischio come foreste, praterie e mangrovie, che contribuiscono anche allo smaltimento dei gas serra come il diossido di carbonio.

Cibo. Cambiare l’alimentazione per salvare il clima, riducendo il consumo di prodotti animali e preferendo quelli vegetali. Questa misura contribuirebbe a una drastica riduzione delle emissioni di metano, oltre che a liberare terreni per la produzione agricola piuttosto che per il foraggio. La lotta all’emergenza climatica passa anche dalla riduzione degli sprechi di cibo, dato che per gli scienziati almeno un terzo di esso finisce per diventare spazzatura da smaltire.

Economia. Convertirsi a una economia carbon-free per riavvicinare l’umanità alla biosfera e allontanarla dall’obiettivo della crescita del prodotto interno lordo e della ricchezza. L’obiettivo deve essere lo sfruttamento degli ecosistemi in un modo che sia centrato sullo sfruttamento sostenibile a lungo delle risorse.

Popolazione. La crescita demografica continua ad aumentare di oltre 200mila persone al giorno, un tasso di crescita della popolazione globale che va stabilizzato applicando degli approcci che garantiscano la giustizia sociale ed economica.

Cambiare l’umanità per fermare i cambiamenti climatici

Le conclusioni dell’articolo parlano chiaro: “Mitigare e adattarsi al cambiamento climatico significa modificare il modo in cui governiamo, gestiamo, mangiamo e soddisfiamo le nostre esigente materiali ed energetiche”. I risultati, sottolineano gli scienziati, dettano il bisogno di adottare nuove politiche energetiche e ambientali, seguendo ad esempio i parametri dello studio che possono aiutare a riallineare le priorità della politica, del mercato e dei singoli cittadini al fine di fermare l’emergenza climatica in atto.

Nonostante dalla prima conferenza del 1979 a Ginevra siano state molte altre le assemblee globali sul clima, mai come ora è stata sottolineata l’urgenza di un cambiamento da una gran parte della comunità scientifica. Segnali incoraggianti sono arrivati negli ultimi anni dal calo demografico e dal rallentamento del disboscamento delle foreste amazzoniche in Brasile, ma si tratta di indicatori che potrebbero ricominciare ad aumentare in breve tempo.

Per il professor Ripple e colleghi siamo quindi a un punto di svolta: “La temperatura superficiale terrestre, il calore degli oceani, gli eventi meteorologici estremi e i costi che comportano, il livello del mare e l’acidità degli oceani sono tutti parametri che stanno aumentando. Il ghiaccio sta scomparendo velocemente dalle calotte glaciali dell’Artico e dell’Antartico e lo spessore diminuisce di giorno in giorno. Tutti questi rapidi cambiamenti sottolineano una volta ancora in più la necessità urgente di una nostra azione comune”.


Leggi anche: L’influenza dei cambiamenti climatici sulla domanda energetica

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: NASA’s Goddard Space Flight Center/Kate Ramsayer

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.