DOMESTICIRUBRICHE

Il coniglio: maneggiare con cura

Prendere in braccio un coniglio è un affare delicato. Tanti (e in alcuni casi gravi) i rischi di una manipolazione inappropriata, sia per la salute fisica che per quella psicologica.

Sei conigli su dieci odiano essere presi in braccio. Per essere più precisi sul termine “odiano”, potremmo dire che quando vengono sollevati provano una forma di paura simile a quella che vivono nel caso di un’aggressione da parte di un predatore. Lo dicono le indagini svolte da diversi ricercatori e raccolte nella preziosa review apparsa nel 2016 sul Journal of Small Animal Practice. In uno studio ancora precedente, Rooney e altri avevano già riportato che il 61% dei conigli mostrava segnali di paura quando preso in braccio dai proprietari e la percentuale saliva addirittura al 75% quando i conigli venivano sollevati da un adulto non familiare. Tant’è che reazioni violente di aggressione verso il proprietario durante questa pratica sono ben segnalate in studi sul benessere del coniglio, dal 2007 a oggi.

Eppure, come si precisa in queste indagini, pare che questa caratteristica del coniglio domestico non sia conosciuta a sufficienza dai proprietari, che continuano a prendere in braccio i loro conigli senza accorgersi di alcun segnale di stress da parte del loro pet o, ancora peggio, acquistano il coniglio per i bambini pensando sia l’animale adatto ad essere coccolato e maneggiato anche dai più piccoli. Invece no, il coniglio non è affatto un gioco da ragazzi.

Ormai è dimostrato che i conigli sono a disagio quando vengono sollevati da terra” spiega a OggiScienza il dottor David Nin, veterinario esperto in animali non convenzionali al quale abbiamo chiesto chiarimenti. “Però, per quanto riguarda la manipolazione nell’ambiente domestico, si può gradualmente abituare un coniglio a essere preso e tenuto in braccio come si fa con un gattino o un cagnolino, senza causare stress. Si è visto, ad esempio, che la manipolazione precoce (in particolare nella prima settimana di vita) riduce lo stress, come se si verificasse una sorta di ‘socializzazione precoce’. Quindi il disagio del coniglio può dipendere anche da quanto spesso è stato manipolato e se si è abituato al contatto”.

A pancia in su: immobile non vuol dire rilassato!

Sollevare da terra il coniglio rimane un evento, con buona probabilità, stressante. Ma ciò che è ancora più stressante è sollevarlo inducendo la cosiddetta “immobilità tonica”.

L’immobilità tonica nei conigli – si legge nell’articolo Appropriate handling of pet rabbits – è uno stato di inibizione motoria indotta dall’inversione del coniglio sulla schiena. Si pensa che si sia evoluto come meccanismo antipredazione: il movimento è il principale motivo di attacco dei canidi”. In diversi studi guidati da Anne McBride (tra cui uno meno recente, del 2006 e una nuova indagine del 2018) si riferisce che diversi proprietari di conigli domestici ritengono che l’immobilità tonica sia segno di estremo rilassamento piuttosto che una reazione di paura. Come confermano gli autori dell’indagine, le immagini e video popolari su Internet rafforzano ulteriormente questa convinzione.

Ricordate il video che ha fatto milioni di visualizzazioni dove si vedeva un coniglio disteso a pancia in su mentre il presunto proprietario gli faceva il bagnetto nel lavandino? Apparentemente sembrava un tizio rilassato alla spa. Eppure quello è un chiaro esempio di questa condizione di irrigidimento dovuta a uno stato di paura. E quel video, commentato con frasi come “che carino” da milioni di persone, potrebbe invece rientrare in una forma di maltrattamento. Nonostante l’indagine di McBride del 2006 abbia testato un campione di dimensione ridotte, l’indicazione è stata molto chiara: sono stati riscontrati significativi aumenti del ritmo della respirazione nei conigli, della frequenza cardiaca, del corticosterone plasmatico e cambiamenti comportamentali indicativi di uno stato di paura dopo l’induzione dell’immobilità tonica.

Ciò nonostante – segnalano gli autori della review 2016 – nelle riviste veterinarie l’azione del rigirare il coniglio a pancia in su è ancora raccomandata per procedure come il taglio delle unghie, che possono essere eseguite direttamente dai proprietari. Senza contare che, negli stabulari o durante le visite veterinarie, la tecnica pare ancora troppo utilizzata.

Così si prende in braccio un coniglio. E così no.

Se al coniglio non dà fastidio essere preso in braccio o se è necessario farlo per questioni mediche, allora è importante non sbagliare la presa, per evitare disagio e soprattutto reazioni che possono provocare danni fisici. Ricordandosi, però, che “la decisione di sollevare questi animali ‘da preda’ non deve essere un capriccio del proprietario, ma piuttosto deve essere basata sulla valutazione di un costo-beneficio per la salute del coniglio”(Bradbury, Dickens, Appropriate handling of pet rabbits).

Secondo il documento sugli standard di cura del coniglio, pubblicato da Peter G. Fisher sul Journal of Exotic Pet Medicine la posizione che causa minor stress è quella che vede il corpo sostenuto con una mano che trattiene delicatamente il torace a livello delle ascelle e l’altra a bloccare le zampe posteriori del soggetto, con il peso del corpo su queste ultime. Sicurezza e fermezza sono altrettanto importanti per evitare che il coniglio si muova per divincolarsi causandosi delle lesioni. Altri autori raccomandano che le zampe siano sempre a contatto con una superficie in modo da ridurre l’ansia. In caso di necessità la testa del coniglio può essere nascosta sotto il braccio, facendo però molta attenzione al possibile scatto perché in questa posizione non è possibile tenere saldamente le zampe anteriori.

Nel manipolare il coniglio bisogna sempre cercare di mantenere un contatto con la parte ventrale. Altro modo per ridurre lo stress è – sempre mantenendo il contatto con i palmi delle mani sulle piante dei piedi sull’addome – portarsi il coniglio al petto”.

Sicurezza e delicatezza per evitare danni fisici

Il sollevamento “disattento”, può essere molto rischioso. Se le zampe posteriori non sono saldamente trattenute durante il sollevamento in braccio, il movimento di scalcio del coniglio può causare fratture importanti, ma anche stringere troppo il torace è pericoloso.

Come spiega David Nin, se il coniglio ci sfugge dalle mani, il trauma da caduta non è più grave di quanto possa accadere a un altro animale domestico, perché “i conigli saltano anche in natura e possono cadere da piani rialzati. È comune vederli giocare all’aperto saltando e facendo delle piroette in aria per poi atterrare in piedi, per cui hanno una buona capacità di riposizionarsi in aria. Sono meno esposti a contusioni da caduta rispetto ad animali che non si sollevano dal terreno in natura, come ad esempio le cavie”.

Mentre ben più preoccupante potrebbe essere il danno provocato da una presa poco salda, dalla quale il coniglio riesce a liberarsi o scalciare: “in quel caso si può causare è un trauma a livello di colonna vertebrale. I muscoli della groppa e delle cosce dei conigli sono molto potenti e, scalciando, c’è il rischio di fratture addirittura delle vertebre. Nella casistica si è vista una correlazione tra conigli che vivono molto tempo in gabbia o hanno poco accesso a spazi aperti e vengono liberati improvvisamente, e le fratture lombosacrali: una volta liberati iniziano a correre e saltare, ma la struttura ossea non è allenata a reggere il carico della trazione muscolare e, purtroppo, spontaneamente, si verificano danni alle vertebre. Non è infrequente vedere questo genere di fratture, anche con conseguenti paralisi irrisolvibili, in conigli che hanno vissuto per alcuni anni in laboratori”.

Un’attenzione tutta particolare, legata all’anatomia del coniglio, va data alla compressione del torace durante il sollevamento: “Non bisogna mai sollevarlo come si farebbe con un gattino, prendendolo sotto le ascelle – conclude il veterinario – perché il volume di aria nei polmoni che ha il coniglio, rispetto a un cane e un gatto, è ridotto. In proporzione al peso corporeo, si stima che nel cane e nel gatto ci siano circa 10 millilitri di spazio polmonare per ogni chilo di peso, nel coniglio si parla di 6 millilitri. Quindi i suoi sono polmoni meno espansibili, meno aerati e per questo la compressione porta anche una minore capacità di espansione della cassa toracica e minor apporto di ossigeno.

Calcolando anche il fatto che nei momenti di stress i conigli rilasciano grandi quantità di catecolamine, in animali che non sono molto abituati a essere manipolati e sollevati, se comprimiamo il torace, ci troviamo di fronte a una situazione di tachicardia, con un aumentato bisogno di ossigeno da parte del muscolo cardiaco, catecolamine che hanno un picco rapidissimo e i polmoni che non stanno ventilando adeguatamente. In questo modo, proprio da una manipolazione errata con compressione toracica eccessiva, possono insorgere problemi ischemici o anche cardiaci”.

L’ultimo consiglio per i più inesperti

Infine, per chi ancora crede che i conigli si sollevino per le orecchie, come fossero maniglie: già negli anni Settanta si è dimostrato che il metodo in questione può essere doloroso per le orecchie ed è fonte di grande stress per il coniglio.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Pixabay

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.