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La scienza a misura di cittadino

COSTUME E SOCIETÀ - È stata indicata dall'Insitute for the Future come uno degli "ambienti" in cui si svilupperà la scienza nel prossimo decennio, l'humus in cui i ricercatori tradizionali porteranno avanti i loro studi. Sto parlando di citizen science che possiamo definire anche "crowdsourcing per la scienza": i cittadini (con vari mezzi) vengono invitati a partecipare a un progetto di ricerca. Spesso viene chiesto loro di fare qualcosa, osservare qualcosa, riportare qualcosa. Questo permette di raccogliere una gran mole di dati e di compiere un'analisi che non sarebbe possibile a un gruppo ristretto di lavoro. La citizen science non nasce in questi ultimi anni, anche se solo nell'ultimo decennio ha trovato gli strumenti per essere applicata su vasta scala. Uno dei primi esperimenti fu il "Christmas bird count" promosso dalla National Audbon Society a partire dal 1900 (ogni anno da allora). È stato stimato che in questo secolo decine di migliaia di volontari hanno contato oltre 63 milioni di volatili. Esempi simili di coinvolgimento dei birdwatcher si sono avuti anche nel Regno Unito

Campiona la lumaca!

NOTIZIE – Avete mai visto un animale evolversi? L'evoluzione ovviamente è difficile da cogliere con i nostri limitati sensi, perché i suoi tempi superano di gran lunga la risoluzione temporale umana, eppure ci sono casi in cui anche nell'arco della vita di un solo uomo di possono osservare mutamenti in una specie, a patto che questa abbia un "ricambio generazionale" piuttosto rapido. È il caso della Cepaea nemoralis, una chiocciolina di terra comune anche nei nostri giardini. Per osservare l'evoluzione al lavoro però c'è anche bisogno di investire una dose ingente di energie, nel senso vero e proprio di risorse umane che raccolgano costantemente dati sull'animale in questione. Perché non sfruttare i social network si è chiesto un team di scienziati della Open University? Ogni giorno su internet milioni di utenti condividono informazioni di ogni genere su base completamente volontaria, dunque perché non coinvolgerli in uno progetto "evoluzionistico"? Detto e fatto, è nato il progetto Evolution Megalab, un sito (e un conseguente database) che ha coinvolto migliaia e migliaia di "naturalisti partecipativi" in tutta Europa. Grazie ai dati raccolti da questi volenterosi Johnatan Silvertown e colleghi hanno potuto pubblicare qualche giorno fa sulla rivista PLoS One i risultati di quello che definiscono il più grande studio evoluzionistico.