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La quarta generazione del nucleare

nuclear_reactorL’accordo di cooperazione firmato da ENEA e dalla Commissione per l’Energia Atomica francese su nucleare e rinnovabili apre la strada allo sviluppo dei reattori di quarta generazione. Forse.

25% di nucleare, 25% di rinnovabili e 50% di combustibili fossili: questo il mix energetico per l’Italia da realizzare entro il 2030, secondo quanto afferma il Governo. Nei giorni scorsi, ENEA e la Commissariat à l’Energie Atomique (CEA) francese hanno  firmato un accordo di cooperazione per la ricerca sull’energia nucleare e sulle rinnovabili, puntando soprattutto sulla ricerca. Sebbene del ritorno del nucleare in Italia si parla ormai da più di un anno, ci sono ancora delle incertezze sul tipo di nucleare a cui si stia pensando. Al momento nel mondo, si sta lavorando per la realizzazione di reattori di terza generazione avanzata. Si tratta di reattori con sistemi di sicurezza molto evoluti e che, come quelli tradizionali, usano l’acqua per raffreddare il nocciolo e rallentare i neutroni prodotti durante la fissione. Ne esistono di diversi modelli, ad esempio l’EPR progettato in Europa e in costruzione in Finlandia e in Francia, e l’AP100 progettato negli Usa e in costruzione in Cina. Ma di nessuno di questi è stata conclusa l’installazione, ovvero non ce n’è neanche uno sul pianeta già in funzione.

Intanto la ricerca guarda oltre. Sono in molti a pensare che il futuro dell’energia globale sarà nei reattori che permetteranno di risolvere definitivamente il problema delle scorie: la cosiddetta quarta generazione. Questi reattori sono a ciclo chiuso, perché usano le scorie nucleari come combustibile. Oggi gli attinidi, cioè gli elementi transuranici come il plutonio e gli altri prodotti della fusione, devono essere trasportati in depositi geologici dove sono destinati a rimanere per centinaia di migliaia di anni per aspettare che la loro radioattività decada. Con il nucleare di quarta generazione, invece, gli elementi transuranici verranno separati e iniettati nel nocciolo del reattore per poi essere bruciati. Questo con un duplice vantaggio perché si riducono, da una parte, la richiesta di uranio come combustibile, dall’altra, le scorie da stoccare.

L’accordo tra ENEA e CEA parla di “nucleare sostenibile” e di sviluppo dei reattori di quarta generazione; l’accordo quadro sulla cooperazione energetica già firmato lo scorso 24 febbraio dai governi di Italia e Francia parlava di centrali nucleari EPR di terza generazione. Quale sarà dunque il nucleare italiano? La data del 2030 sembra lontana. Ma se si considera che i tempi di costruzione degli impianti nucleari sono dell’ordine di decenni e inoltre, la complessità dell’iter necessario per le questioni di valutazione ambientale e di accettazione sociale del nucleare, il futuro è dietro l’angolo.

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