Con un semplice elettroencefalogramma gli scienziati sono riusciti a ricostruire i movimenti della mano. Un enorme passo in avanti per le tecnologie prostetiche
NOTIZIE – Con un dispositivo portatile e non invasivo José Contreras-Vidal, dell’Università del Maryland, a College Park, e colleghi hanno monitorato l’attività elettrica del cervello di alcuni volontari e sono stati in grado di individuare (senza poterli osservare direttamente) quali movimenti i soggetti stavano compiendo. Questo risultato potrebbe segnare una nuova via per la messa punto di dispositivi portatili per le persone invalide, in grado di muovere arti prostetici e altri meccanismi, come per esempio una sedia a rotelle, con la sola forza del pensiero.
Fino a oggi questi dispositivi sono stati estremamente ingombranti, ma soprattutto invasivi, richiedendo l’impianto di elettrodi direttamente nella corteccia cerebrale. La nuova metodologia usa invece una serie di sensori posizionati sullo scalpo che registrano l’attività elettrica in maniera del tutto simile a un elettroencefalografo, una macchina comunemente usata a scopo diagnostico.
Durante le prove sperimentali i volontari schiacciavano dei bottoni in maniera casuale. L’attività elettrica e il movimento delle mani veniva registrato. Come si legge sulla rivista The Journal of Neuroscience in una fase successiva gli sperimentatori sono riusciti a ricostruire il movimento in base soltanto all’attività elettrica.
Dei 34 elettrodi usati, uno in particolare, quello posto in corrispondenza della corteccia sensorimotoria primaria, ha fornito l’informazione più accurata. Quest’area è infatti nota come centro di controllo dell’azione volontaria. Altra informazione utile è stata data anche dall’elettrodo corrispondente al lobo inferiore parietale, che si sa essere importate nel guidare i movimenti degli arti.