POLITICA

Benedetto sia il nucleare

Il Vaticano approva la costruzione di nuove centrali. Un opuscolo spedito alle diocesi rassicura i fedeli di non temere il ritorno all’atomo. Ma l’operazione nasconde un conflitto d’interessi. E un gruppo religioso “antinuclearista” ha reagito. Con un manuale di contro-informazione

POLITICA – Per la Chiesa il nucleare è cosa buona e giusta. È scritto a chiare lettere in un opuscolo che in queste settimane sta circolando in allegato al giornale delle diocesi, rivista distribuita nelle parrocchie italiane e consultata da migliaia di fedeli.  “La Santa Sede – esordisce il libretto , intitolato “Energia per il futuro” – è favorevole e sostiene l’uso pacifico dell’energia nucleare, mentre ne avversa l’utilizzo militare”.

Il manuale è scritto con l’intento di chiarire la posizione ufficiale della Chiesa e fornire un compendio di informazioni sull’energia dell’atomo a chi avesse perplessità rispetto alla recente decisione del governo di riaprire una strada di fatto abbandonata dopo il referendum del 1987. “L’energia nucleare non va guardata con gli occhi del pregiudizio ideologico, ma con quelli dell’intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza”, si legge tra le prime righe nelle parole del cardinale Renato Martino, presidente emerito del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Una linea condivisa, prosegue il testo, da Papa Ratzinger che “nell’Enciclica Caritas in Veritate ha fatto riferimento a questa energia del futuro”, auspicando l’uso a fini pacifici della tecnologia nucleare. “Le opere dell’ingegno, quindi anche le conquiste nel campo nucleare, vanno poste al servizio della famiglia umana”, specifica Martino.

Con il beneplacet del Vaticano, ha inizio una vera e propria guida al nucleare per conquistare l’anima dei cristiani devoti: 47 pagine di divulgazione scientifica che spiegano i processi di fissione dell’uranio, descrivono le tipologie di reattori di nuova generazione, inquadrano il “clamoroso cambio di rotta” del nostro paese nel contesto del rinascimento nucleare planetario. Il manuale affronta anche il tema delle scorie radioattive, della sicurezza, dei costi degli impianti, dei tempi e siti di produzione delle nuove centrali, illustrando le ragioni per cui, a conti fatti, questa opzione risulta vantaggiosa per i lavoratori, i cittadini e le imprese. A ben guardare, dietro l’operazione editoriale, apparentemente anonima, si nasconde un’agenzia di comunicazione chiamata Mab.q, vicina alle curie e che vede l’Enel tra i suoi principali clienti. Guarda caso, proprio all’Enel spetta la guida della realizzazione di quattro reattori da 1600 megaWatt degli otto previsti nell’accordo tra Italia e Francia. Lecito notare il conflitto d’interessi. L’uscita del libricino ha accesso polemiche.
“Il vademecum è tutto orientato in positivo”, nota Mario Agostinelli, ricercatore dell’Enea e presidente dell’associazione antinuclearista Unaltralombardia, “ma non racconta tutta la verità, è zeppo di lacune e offre una prospettiva parziale dei fatti”.

Per presentare ai lettori cattolici un altro punto di vista, Agostinelli insieme a un gruppo di ispirazione religiosa chiamato “Beati costruttori di pace” ha realizzato un contro-opuscolo che verrà analogamente distribuito nelle diocesi (e pubblicato su Carta). “Ci sono almeno tre aspetti ingannevoli che contestiamo. Il primo riguarda i costi delle centrali. L’opuscolo stima che un reattore di terza generazione, come quelli che dovrebbero essere costruiti in Italia, costi tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro, in palese contrasto con quanto sta avvenendo in Finlandia: la costruzione di un’identica centrale ha già superato i 7 miliardi di euro e sta richiedendo tempi di realizzazione molto più lunghi del previsto”, prosegue Agostinelli.

“Il secondo punto riguarda il confronto sulla convenienza di questa forma di energia rispetto alle altre. Considerando il contributo statale, i costi di sicurezza e dismissione delle centrali, e i costi per lo stoccaggio delle scorie, il prezzo di un kilowattora prodotto da una centrale nucleare è superiore sia ai combustibili fossili, sia all’eolico, e si avvicina al costo del solare. In terzo luogo, il nucleare non è la risposta alla questione climatica”. Nell’opuscolo si legge che “se vogliamo davvero combattere su larga scala il cambiamento climatico, il nucleare è una tecnologia irrinunciabile in quanto non contribuisce al rilascio di CO2 e altre sostanze nocive nell’atmosfera. Un’opzione che si rivela vantaggiosa nel rispetto degli impegni assunti con l’adesione al Protocollo di Kyoto”. “Falso”, replica Agostinelli. “I tempi di costruzione delle centrali superano le scadenze fissati dagli accordi di Kyoto e post-Kyoto. E non dimentichiamo che un impianto atomico deve funzionare almeno 9 anni prima di recuperare l’anidride carbonica prodotta per la sua realizzazione”.

Suona anche l’altra campana per i fedeli. “A favore di un modello energetico basato sulle energie rinnovabili, integrato, compatibile con la natura, non imposto, democratico e senza bisogno di forme di militarizzazione del territorio”, conclude Agostinelli.

Condividi su