Alle porte di Roma gli scavi archeologici hanno portato alla luce una tomba intrigante: il defunto è sigillato come un involtino intorno a un foglio di metallo che pesa mezza tonnellata. In Italia non sono mai state trovate sepolture simili. Intervista a Anna Gallone, direttore sul campo del Gabii Project
CRONACA NERA – Percorrendo la via Prenestina, da Roma verso Palestrina, si arriva all’antica città di Gabii, oggi sconosciuta ai più ma un tempo importante snodo alle porte della capitale dell’impero romano. È qui che è riaffiorato in superficie il corpo, o meglio, la bara di un uomo (o forse una donna) misterioso che sta alimentando tra gli archeologi un giallo in piena regola. Chi sia costui – un gladiatore, un santo o un ricco mercante straniero – nessuno lo sa. Certo è che 16, forse 18 secoli fa, quando è venuto a mancare, qualcuno ha voluto dargli una sepoltura più unica che rara. Un addio speciale.
“Non c’è traccia di qualcosa di simile in Italia”, racconta Anna Gallone, direttore sul campo degli scavi del Gabii Project, iniziati nel 2007 e capitanati da Nicola Terrenato, professore della Michigan University, principale sponsor del progetto.
Dottoressa Gallone, che cosa vi ha lasciato così strabiliati?
Il defunto è stato sigillato come un “involtino” dentro un involucro di piombo che all’apparenza sembra un foglio di carta ripiegato alle estremità, ma è pesante più di mezza tonnellata. Un sarcofago di questo tipo è estremamente particolare, ne sono trovati solo alcuni in Gallia, in Inghilterra, in Germania, intorno allo stesso periodo, II-IV secolo d.C. Ma è il primo pezzo del genere a tornare alla luce in Italia. Quando abbiamo individuato la tomba, abbiamo asportato il nucleo cementizio e rinvenuto una copertura cosiddetta a “cappuccino”, con tegole disposte a forma piramidale. Credevamo di trovare il defunto lì sotto. Invece, abbiamo scoperto questo misterioso sarcofago di piombo, ben conservato.
Lo avete aperto?
Non ancora, abbiamo bisogno di svolgere analisi preliminari per decidere quale sia la procedura migliore. Per ora il sarcofago è stato spostato dalla soprintendenza per l’area di Gabii all’Accademia Americana di Roma, dove eseguiremo gli esami prima dell’apertura.
Chi potrebbe nascondersi lì dentro?
Non lo sappiamo, ma doveva trattarsi di una persona di alto rango. Il piombo era un metallo prezioso e non veniva mai sprecato. L’uso di una quantità così grande per una sepoltura è indice di ricchezza. Questo indizio è confermato anche dalla copertura cementizia, dispendiosa sia in termini di tempo che di denari. Chiunque sia, uno straniero, un gladiatore, un sacerdote, si poteva permettere il lusso.
Altri segni particolari?
Nessuno. Stranamente, non abbiamo trovato alcun corredo funerario né un’iscrizione ad accompagnare il viaggio nell’aldilà.
Come proseguiranno ora le indagini?
La copertura in piombo complica la ricerca, perché il metallo scherma le radiazioni e impedisce di fare una tomografia o una radiografia. Dopo aver ultimato la pulizia del sarcofago, faremo una termografia, una sorta di mappatura dei materiali all’interno attraverso le diverse temperature a cui si riscaldano, quindi un’endoscopia, simili a quelle che si usano in chirurgia con mini-telecamere. Ci sono buone possibilità di trovare il corpo mummificato e ben conservato, forse con delle vesti indosso. Speriamo così di riuscire a risolvere questo intrigante rebus.