POLITICA – Arriva la grazia del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, agli enti di ricerca pronti a essere immolati sull’altare della manovra finanziaria. In extremis si salvano l’istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica (Ogs), quello sulla ricerca metrologica (Inrim), quello di Alta Matematica (Indam) e la stazione zoologica ‘A. Dohrn’. Tutti risparamiati dalla fine assurda che era stata decisa a tavolino per loro. Nella tabella dell’ultima versione del decreto legge, che ora tornerà in Parlamento per l’approvazione definitiva entro i previsti 60 giorni, non c’è più traccia degli istituti di eccellenza scientifica. Quando ha preso in esame la lista nera (definita “rozza” e “pedestre”), il Quirinale ha detto No. No ai tagli indiscriminati alla scienza e alla cultura.
Non sappiamo se siano serviti gli appelli, le lettere aperte, le mobilitazioni sui social network, le forme di protesta organizzate dai ricercatori di tutti gli enti incriminati a sensibilizzare il parere finale di Napolitano. Oggi Scienza se ne rallegra, unendosi all’ondata di esultanza che da Trieste a Napoli sta attraversando l’Italia. Di certo, non hanno avuto peso gli organi d’informazione, per lo più indifferenti alle sorti infauste che sarebbero toccate agli enti di ricerca, cancellati con un colpo di spugna dall’oggi al domani, e alle migliaia di persone e precari che sarebbero rimaste a casa senza lavoro.
Il lieto fine di questa grottesca e avvilente storia non cancella il colpevole silenzio di un paese che, fintanto che non si toccano grandi interessi collettivi (e il sapere scientifico evidentemente non è considerato tale), preferisce voltarsi dall’altra parte.