AMBIENTE

Un’autostrada tra gli gnu

AMBIENTE – Le spettacolari migrazioni di animali selvatici in Tanzania minacciate dalla costruzione di una strada giusto nel mezzo del parco del Serengeti.

È una delle inquadrature più classiche dei documentari naturalistici: la ripresa dall’alto della migrazione di zebre, elefanti e gnu, con leopardi e ghepardi al seguito, nelle immense pianure africane. Uno dei posti in cui questo spostamento mozzafiato di branchi di animali selvatici può ancora dispiegarsi in tutta la sua maestosità è il parco nazionale del Serengeti, in Tanzania, tra il lago Vittoria e il confine con il Kenya. Proprio qui, però, le grandi migrazioni sono pericolosamente minacciate : il governo della Tanzania, infatti, ha di recente approvato il progetto di realizzazione di una strada che attraversa il Serengeti giusto nel mezzo, per collegare Musoma, sul lago Vittoria, con Arusha, nella regione centro-settentrionale del Paese. Due aree densamente popolate, che avranno così la possibilità di scambiarsi più agevolmente merci, materiali, prodotti.

I lavori dovrebbero cominciare nel 2012, e intanto è già cominciata la mobilitazione per cercare di fermare la grande opera. Si sono mosse la World Conservation Society americana, in collaborazione con le società zoologiche di Londra e Francoforte. Si è formato un gruppo su Facebook – STOP THE SERENGETI HIGHWAY – che ha raccolto l’adesione di oltre 17.000 simpatizzanti. Anche il New York Times si è pronunciato in merito, con un articolo dall’eloquente titolo The wrong road (La strada sbagliata).

Nessuno mette in dubbio la necessità (e il diritto, ovviamente) della Tanzania di promuovere iniziative di sviluppo nazionale, ma tutti si chiedono se, dopo aver tanto investito nella realizzazione e nel mantenimento del Serengeti (con tutti i vantaggi economici che ne ricava sul fronte del turismo), abbia senso ora intervenire così massicciamente proprio nello stesso parco. Secondo quanto riportato dal New York Times, il presidente Jakaya Kikwete si difende, sostenendo che non farebbe niente che possa danneggiare davvero l’ecosistema, e che la strada prevista è in ghiaia, proprio per evitare un flusso troppo veloce di veicoli. Il flusso, comunque, ci sarebbe – e intenso – ed è difficile pensare che non avrà alcun impatto sul parco e sui suoi animali.

Chi si oppone al progetto, comunque, è pronto a rilanciare con un “piano B”: una strada si può fare, dicono, basta farla più a sud, in modo da non avere un impatto così devastante sulle grandi pianure delle migrazioni. In attesa di nuove decisioni, rimane una delle domande fondamentali di questi anni: come trovare il giusto equilibrio tra conservazione e sviluppo?

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance