Secondo gli studi negli ultimi decenni il vento nell’emisfero nord è sempre più debole
NOTIZIE – Leggo sui giornali che da almeno due settimane la Bora infuria su Trieste senza tregua. Sarà, ma da qui la situazione non appare così tragica. Mi sento di rassicurare il resto dello stivale, stiamo tutti bene e, a parte qualche momento, il vento che ha tirato in questi giorni agli autoctoni ha scompigliato al massimo i capelli. Anzi, vista la coincidenza della Barcolana due week end fa, è stato il benvenuto. Niente a che fare con certi giorni d’inverno in cui a camminare troppo vicini agli edifici si rischia di prendere una lastra di vetro sulla testa. In ogni caso se poi chiedessimo a qualche anziano (e qui a Trieste non sono pochi) ci direbbe sicuramente che “non c’è più la bora di una volta”, e che questa non è che un pallido fantasma del vento che fu nel secolo scorso (secondo me è vero: negli ultimi anni è persino apparsa la nebbia – ! – fenomeno del tutto sconosciuto in quest’area solo qualche decennio fa). A dare ragione ai vecchi triestini ora ci si mette anche uno studio pubblicato ieri su Nature Geoscience, secondo il quale è proprio vero che l’intensità dei venti nell’emisfero nord è diminuita, e la causa (almeno per il 60% del fenomeno) sarebbe, udite udite, il generalizzato aumento di vegetazione.
Qualcuno è persino preoccupato per l’efficienza delle turbine eoliche, ma non è ancora possibile sapere se questo declino in intensità del vento (la stima è di circa il 10% in 30 anni) registrato al suolo abbia un effetto tangibile all’altezza delle turbine (almeno 10 metri sopra il livello del terreno). I dati fino a oggi indicavano un decremento generalizzato del vento ma sono sempre stati contestati, perché secondo la maggioranza degli esperti provenienti da fonti non affidabili.
Lo studio di Robert Vautard , dell’Università di Versailles Saint Quentin di Yvelines, in Francia, è rigoroso. Lo scienziato e il suo gruppo hanno raccolto dati da 10.000 centraline meteorologiche, ma hanno tenuto solo quelli di 822 postazioni (le altre sono state ritenute inaccurate). I dati raccolti partono dal 1979, e provengono da Europa, Asia Centrale, e Nord America. “Siamo rimasti sorpresi nel vedere una tendenza molto chiara in tutto l’emisfero settentrionale”
La velocità del vento è diminuita, nel 73% delle stazioni, del 5-15%, L’effetto più marcato è stato osservato in Eurasia. Pare inoltre che quelli a risentirne di più siano i venti più forti (la Bora, appunto!). Gli scettici non mancano: secondo alcuni infatti la finestra temporale dello studio è troppo ristretta per stabilire un trend.
Secondo Vautard l’affievolimento delle correnti aeree superficiali è principalmente legato all’afforestazione del territorio, e cioè la crescita della percentuale di terreno coperto da boschi (non so perché ma non mi pare una cattiva notizia…). Invece, secondo Vautard, non viene confermata l’ipotesi, avanzata da altri, che fra le cause principali vi sia il riscaldamento globale.
La crescita di terreno boschivo dipenderebbe da diversi fattori: politiche di protezione dell’ambiente e terreni una volta usati per l’agricoltura ora abbandonati, per esempio. Non si può però escludere fra le cause del decremento del vento l’esatto contrario e cioè una maggiore urbanizzazione dispersa (con un gran numero di edifici sparsi ovunque) del territorio. Vautard ammette: “saranno necessari ulteriori studio per comprendere se è proprio l’afforestazione a determinare il calo del vento.”
E intanto stiamo a vedere come va quest’inverno.