Registare il rumore sotto la superficie del mare per ascoltare delfini, capodogli e balene e valutare quanto il rumore prodotto dalle nostre attività impatti sulla vita acquatica è una delle priorità della UE per il 2012. La Spagna si è mossa per prima.
I laboratori di Bioacustica Applicata (LAB) della Università Politecnica di Barcellona, hanno sviluppato LIDO, acronimo dell’inglese Listening to the Deep Ocean, un progetto di ricerca applicata che consiste in una sistema permanente di idrofoni, collegati a piattaforme sottomarine in tutti gli oceani, in grado di captare e registrare rumori di imbarcazioni, di attività di perforazione del fondo marino e le vocalizzazioni prodotte dai cetacei.
Un sistema capillare di “ascolto”, destinato a ampliarsi, per il quale è stato sviluppato uno speciale algoritmo che automaticamente interpreta tutti i segnali che riceve per poi classificarli in tempo reale a seconda della loro origine (biologica o antropica), distinguendo il suono captato per ogni diversa specie. Difatti ogni specie di cetaceo emette un pattern caratteristico di suoni che si distingue dagli altri per frequenza, intensità e timbro.
Con questo database “sonoro” a disposizione per i ricercatori sarà possibile fare delle ipotesi per valutare quanto i rumori incidano sulla vita acquatica e hanno un impatto sulla conservazione degli ecosistemi. Nel caso dei cetacei è accertato che il disturbo acustico sottomarino sia uno dei fattori di minaccia più importanti. La comunicazione sonora per i cetacei, che vivono in un ambiente sconfinato e con scarsa visibilità, è fondamentale per la vita di relazione, le migrazioni e la caccia. Per la loro sopravvivenza è necessario che il senso dell’udito funzioni alla perfezione e che l’ambiente sia il più silenzioso possibile.
LIDO, che ha preso il via nel 2007 sotto la supervisione di Michel Andrè, oggi è composto da un set di 13 idrofoni installati su 10 piattaforme subacquee in tutto il mondo alcune delle quali sono letteralmente appoggiate su altri progetti già avviati; uno è Antares che cerca in fondo al mare i neutrini, particelle subatomiche che si muoverebbero nello spazio senza essere fermati dalla materia. Altre piattaforme sono in Canada dove LIDO sfrutta il supporto del progetto Neptune e a Vilanova i la Geltrù, vicino a Barcellona. LIDO in realtà è oggi un work in progress; sarebbe pronto un accordo con il Giappone per installare 17 piattaforme per monitorare il rischio di terremoti sottomarini nell’arcipelago asiatico.
Secondo i ricercatori che hanno lavorato al progetto, LIDO apre nuove vie nel campo degli studi sulla biologia di queste specie e sarà uno strumento prezioso quando i governi dovranno prendere decisioni per mitigare il rumore prodotto in mare per la salvaguardia di questi animali. Inoltre LIDO è in grado di verificare con una certa accuratezza la correlazione tra i casi di spiaggiamento di alcune specie particolarmente soggette al fenomeno (globicefali, zifi e capodogli) e il rumore e fornire così le prove di una causa diretta.
Al momento la vera innovazione è che LIDO è un sistema del tutto automatizzato, che esclude i ricercatori dal dover passare mesi o anni a fare le analisi o a scartare tutti i dati inutili. Inoltre, nell’epoca del web 2.0 e della condivisione globale di contenuti, i risultati delle analisi e i segnali acustici sono disponibili gratuitamente sul sito.
Il lavoro di LAB si è concluso con la preparazione di un manuale con consigli pratici per la gestione dell’inquinamento acustico sottomarino come richiesto dal Ministero dell’ambiente Spagnolo. Il manuale rappresenta certamente un primo passo verso una corretta gestione delle risorse marine nei mari spagnoli, in particolar modo in Mediterraneo: qui il traffico marittimo è in continuo aumento (220 mila imbarcazioni ogni anno transitano nel solo Santuario dei Cetacei) e questo comporta più rumore e più inquinamento.
È già al lavoro un team di esperti, uno dei quali è lo stesso Michel Andrè, per stabilire quali misure di mitigazione o di prevenzione attuare. L’idea di LAB è quella di progettare e creare un network di sistemi d’allarme, composti da dispositivi come boe o robot sottomarini che, in qualche modo, potrebbero avvertire i cetacei che si stanno muovendo in quelle zone identificate da LIDO e ritenute pericolose perché troppo rumorose.