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Problemi di vista

UAHGISScomparisonOltre alla scienza stessa, il meteorologo ten. col. Guidi critica la comunicazione della scienza del clima così come crede di averla vista sul mensile Nature Climate Change e nel IV rapporto dell’IPCC. La custode suggerisce una visita dall’oculista

IL PARCO DELLE BUFALE – Per l’alto ufficiale delle FF.AA. e i collaboratori del suo sito “Climate Monitor”, la scienza è corrotta e gli scienziati, inetti o venduti che siano, non capiscono niente di clima tant’è che si chiedono come spiegare le proprie incertezze:

Sembra che per buona parte della comunità scientifica – il mainstream- il problema non sia non aver ben compreso come funziona il sistema, fatto di cui è testimone il gap sempre più evidente tra scenari prospettati e realtà di quanto accade, quanto piuttosto come riuscire a convincere il mondo del rischio che si corre nonostante le incertezze di cui sopra.

Convinto invece che un rischio si corra in presenza di certezze, il ten. col. Guidi dimostra la propria asserzione citando il ricercatore Kevin Trentberth:

Realizzare una scienza del clima innovativa pubblicamente potrebbe facilmente portare ad incomprensioni, e richiederà un grosso lavoro di comunicazione molto attenta verso il pubblico e i decisori politici, per essere sicuri che i risultati siano utilizzati in modo appropriato. […]

Ne capisce quanto segue:

In pratica lo scienziato si preoccupa di non riuscire a trasmettere correttamente un messaggio politico.

e sospetta una turbe psicologica:

 Non sembra preoccupato dell’incertezza in sé, perché non la percepisce come tale.

Un’occhiata all’originale rivela che Trenberth la percepisce al punto di dedicarle un articolo e ne è preoccupato perché è insita in nuovi modelli di previsione a 10 anni richiesti dai governi per il prossimo rapporto IPCC, che a suo avviso sono da collaudare. Convinto anche di vederci bene e d’aver capito giusto, il ten. col. Guidi affina l’analisi:

[lo scienziato] ignora – o finge di ignorare- che quella incertezza identifica il suo livello di comprensione del problema, di fatto invalidando il messaggio. Sicché se ne fa un problema di comunicazione, ignorando ancora una volta che alla base di questa incomprensione c’è soprattutto l’incomprensione del problema da parte della scienza.

Il militare ignora – o finge di ignorare- il proprio livello di diottrie. Il sistema climatico procede come da scenari definiti “molto probabili” (> al 95%) da parte della scienza, ma lui non riesce proprio a vederlo:

Trovo curioso poi, con riferimento alle tecniche di comunicazione, che la figura 1 dell’articolo di Trentberth metta in evidenza l’accordo tra alcune simulazioni climatiche e le temperature osservate, troncando però il paragone ai primi anni di questo secolo, ovvero quando questo accordo è sparito del tutto. Al riguardo, non mi pare ci sia molta incertezza…

A furia di prendere lucciole per lanterne, l’illustre esponente dell’Aeronautica s’è rovinato gli occhi? La custode propende per una miopia e rimanda i lettori che vogliono proporne una diagnosi alternativa all’articolo di Trenberth; alla figura 1 (nota 1); alla “realtà di quanto accade“. Se sono miopi o hanno fretta, basta che clicchino qui.

Nota 1 

La didascalia sotto la figura 1 spiega che vengono paragonate le temperature misurate con le previsioni decennali a ritroso (hindcast) di tre modelli che usano dati diversi, per scopi diversi e usciti in date diverse. Paragonarli fino al 2010 era un po’ difficile:

Keenlyside, N., Latif, M., Junclaus, J., Kornblueh, L. & Roeckner E., Advancing decadal-scale prediction in the North Atlantic Sector, Nature maggio 2008

Pohlmann, H., Jungclaus, J. H., Köhl, A., Stammer, D. & Marotzke, J., Initiating decadal climate predictions with the GECCO synthesis, J. Climate 2009

Smith, D. M. et al. Improved surface temperature prediction for the coming decade from a general climate model, Science 2007…

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