Il commento dell’economista Antonio Massarutto.
POLITICA – A un mese dal referendum non c’è pace per il settore acqua. Il 5 maggio scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con misure per lo sviluppo e il rilancio dell’economia che prevede, tra le altre cose, l’istituzione di un’Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche. Un organo collegiale indipendente costituito da tre membri “nominati dal Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell’ambiente”, che dovrebbe avere ampio potere regolatorio sul tormentato settore delle risorse idriche.
Il decreto, per intenderci, è sempre quello delle “spiagge ai privati”, cioè della trasformazione della concessione delle spiagge agli stabilimenti privati in vero e proprio diritto di superficie, valido per 90 anni. Ora è all’esame del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; se lo dovesse firmare, il Parlamento avrà 60 giorni di tempo per approvarlo e convertirlo in legge.
Nel frattempo, però, si discute. Nel caso dell’Agenzia per le risorse idriche, l’impressione condivisa da molti è che la sua istituzione non sia stata altro che una manovra frettolosa per azzoppare i quesiti referendari sull’acqua dei prossimi 12 e 13 giugno. Per saperne di più, ci siamo rivolti ad Antonio Massarutto, professore associato di economia pubblica all’Università di Udine, direttore di ricerca all’Università Bocconi e autore del libro Privati dell’acqua? Tra bene comune e mercato (Il Mulino, 2011) .
Professor Massarutto: in realtà una struttura di vigilanza sulle risorse idriche esisteva già, il Conviri (Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche). Che cosa cambia con l’istituzione dell’Agenzia?
Il Conviri è una struttura di supporto al Ministero dell’ambiente, che però non ha spazi decisionali autonomi e per qualsiasi decisione importante deve passare attraverso un decreto ministeriale. Invece l’Agenzia, alla quale saranno automaticamente trasferite tutte le funzioni già attribuite al Conviri, dovrebbe essere molto più autonoma.
Esattamente che cosa potrà fare l’Agenzia?
Mi concentrerei su alcuni aspetti in particolare: la supervisione molto operativa sui piani d’ambito, la predisposizione del metodo tariffario e la possibilità di sanzionare i gestori che erogano il servizio idrico, nel caso in cui questo non raggiunga i livelli minimi di qualità definiti dall’Agenzia stessa.
Partiamo dai piani d’ambito: che cosa sono e come interverrà l’Agenzia?
Il piano d’ambito è lo strumento di programmazione tecnica, economica e finanziaria delle AATO, le autorità d’ambito territoriale ottimale che, a loro volta, sono gli organi che rappresentano tutti gli enti locali, tipicamente i comuni, coinvolti nella gestione di un certo servizio pubblico, come appunto il servizio idrico integrato. Il piano d’ambito stabilisce quali devono essere le caratteristiche del servizio, i suoi livelli qualitativi, le infrastrutture necessarie per erogarlo, valutando inoltre i costi operativi e definendo le tariffe necessarie per rendere sostenibile l’erogazione del servizio, sia dal punto di vista della qualità, sia dal punto di vista del recupero degli investimenti da parte del gestore. Bene: l’Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche dovrà verificare che i piani d’ambito siano fatti bene e, nel caso in cui non lo siano, potrà richiederne la correzione e bloccarne l’esecuzione. Inoltre, interverrà nelle revisioni periodiche dei piani d’ambito stesso, vigilando sul loro svolgimento e sulla loro correttezza.
E per quanto riguarda le tariffe?
Anche in questo caso si prevede una maggiore autonomia dell’Agenzia rispetto al passato. Oggi, le tariffe sono costruite dai piani d’ambito all’interno di una cornice di regole costituita dal cosiddetto metodo normalizzato, che è quello che mette in pratica i principi ispiratori delle tariffe stesse – cioè il fatto che il costo del servizio deve essere comprensivo degli investimenti fatti e della remunerazione del gestore – previsti dalla legge. Il metodo è stato ampiamente criticato da più parti, e nei cassetti del Conviri giacciono almeno 3-4 proposte di riforma (ad alcune ho partecipato anche io), che però nessun ministro si è mai preso l’onere di firmare. Bene: l’Agenzia potrà varare in modo indipendente le proprie riforme del metodo.
Professore, un giudizio su questo nuovo organo?
Alcuni aspetti sono positivi: disporre di un’agenzia indipendente in grado di prendere decisioni autonome potrà sicuramente facilitare alcune riforme del settore, e renderlo nel complesso più efficiente. Penso per esempio al fatto che spesso i piani d’ambito sono lacunosi e inaccurati, con conseguenze negative sull’efficienza e sul risparmio: qui l’Agenzia ha ampio margine di intervento e di miglioramento. Altri aspetti sono critici:l’Agenzia ha compiti importanti e delicati, ma non è previsto un organico stabile e numeroso; oltre al personale del Conviri (poche unità), ci lavoreranno persone “prese in prestito” da altre amministrazioni. E poi, non si può pensare di fare una riforma del genere in modo così frettoloso, con un decreto legge che si occupa di altre 1000 cose, facendo sospettare – e secondo me a ragione – che il tutto serva solo per azzoppare il referendum.
A parte l’evidente confusione che una simile manovra genera nei cittadini a poche settimane dal voto, l’Agenzia delegittima davvero i quesiti referendari?
Non credo. L’istituzione dell’Agenzia non entra direttamente nel merito dei due aspetti toccati dai quesiti. Di sicuro non incide sulle modalità di affidamento dei servizi idrici ai gestori (il tema del primo quesito), ma tutto sommato neppure sul tema del secondo, la determinazione delle tariffe del servizio idrico in base alla remunerazione del capitale investito. Mi spiego: questo secondo quesito mina i criteri vigenti di definizione delle tariffe, ma il fatto di creare un’agenzia con il compito di attuare e rivedere quei criteri non significa che il popolo sovrano non possa esprimersi sui criteri stessi.