Marc Abrahams, a capo del comitato per il premio IgNobel e direttore della rivista scientifica Annals of Improbable Research (AIR) segnala un esemplare che suscita alcune domande sui rapporti tra prodotti di bellezza e farmaci
IL PARCO DELLE BUFALE – Faten Abdel-Rahman Khorshid, del Dipartimento di biologia medica al King Fahd Medical Research Center dell’università Re Abdulaziz a Jeddah, in Arabia Saudita, è famosa per la scoperta di nanoparticelle, potenzialmente attive contro alcuni tipi di cellule cancerogene, nell’urina dei dromedari che pascolano attorno alla città. Nel 2009 aveva brevettato la sostanza negli Stati Uniti e l’anno scorso, sul Journal of Pharmacology and Toxicology pubblicava i risultati di un esperimento clinico di fase I, per determinarne la tossicità o meno su volontari sani. A parte bruciori di stomaco “facilmente curabili”, non sono stati osservati effetti collaterali.
Nell’attesa degli esperimenti di fase II e III, la dott. Faten Abdel-Rahman ha messo a punto un protocollo terapeutico per chi vuol curarsi da sé. Le dose cambiano durante il trattamento e con lo stato del paziente, ma gli ingredienti rimangono l’urina di animali adulti e latte di adulte, il secondo da bere anche da solo, la prima sempre diluita nel secondo.
Sempre premuroso con noi signore, fra i prodotti ottenuti dalla ricercatrice con lo stesso “agente attivo”, Marc Abrahams suggerisce una crema capace di riparare “del tempo l’irreparabile oltraggio”, per dirla con Racine. Se qualche lettrice di Jeddah l’avesse provata, la redazione di Oggi Scienza sarebbe felice di conoscerne il parere.
Foto: Realbollywood.