NOTIZIE – Il cervello delle popolazioni che vivono più a nord ha dimensioni maggiori rispetto a quello di chi vive vicino all’Equatore. Non è una nuova teoria razzista sull’intelligenza: la spiegazione va cercata nell’evoluzione e nell’adattamento alle condizioni ambientali.
Spostandosi verso nord aumentano le ore di buio e diminuisce l’intensità luminosa e questo ha portato l’uomo a sviluppare occhi più grandi, capaci di sfruttare al massimo la quantità di luce solare disponibile.
Gli scienziati dell’Università di Oxford hanno scoperto che le persone che vivono in paesi con un cielo opaco, grigio, cielo nuvoloso e lunghi inverni si sono evolute sviluppando occhi più grandi. Questo concetto non è nuovo ed è stato già descritto in altri primati e in uccelli. Secondo i dati pubblicati su Biology Letters dal gruppo di Robin Dunbar, direttore dell’Istituto di antropologia evolutiva e cognitiva all’Università di Oxford, le persone i cui antenati hanno vissuto all’interno del circolo polare artico, hanno gli occhi il 20% più grandi di persone i cui antenati vivevano vicino all’Equatore.
Grandi occhi quindi grande cervello. Per dimostrarlo sono stati misurate le cavità oculari e il volume del cervello di 55 teschi conservati nei musei di storia naturale e rappresentativi di 12 diverse popolazioni di tutto il mondo (Inghilterra, Australia, Isole Canarie, Cina, Francia, India, Kenya, Micronesia, Scandinavia, Somalia, Uganda e Stati Uniti). I cervelli e le cavità oculari più grandi, con una media di 1.484 millilitri e 27 millimetri, provengono dalla Scandinavia, mentre i più piccoli, circa 1.200 millilitri e 22 millimetri, provengono dalla Micronesia. Tutti i dati sono stati poi correlati con la latitudine del paese d’origine, trovando un possibile collegamento causa-effetto.
Per ridurre possibili effetti confondenti, nelle valutazioni sono state considerate anche le dimensioni complessive del corpo di ogni individuo misurando il foro occipitale (il foro nella base del cranio che si attacca alla colonna vertebrale) ed è stata inoltre testata la possibilità che le orbite più grandi fossero necessarie ad accumulare il grasso intorno al bulbo oculare per isolarlo dal gelo.
Nuove prove quindi su come l’uomo si sia adattato all’ambiente che lo circonda sviluppando meccanismi simili a quelli riscontrati anche negli altri animali. Oggi però scopriamo che, oltre all’evoluzione, ci sono anche altri motivi che provocano la riduzione delle dimensioni del cervello, come l’invecchiamento, stress e alimentazione.