In Italia i creazionisti (pardon: “critici del neodarwinismo” per usare il codice di propaganda ora in voga) non di rado trovano sostegno nelle istituzioni. Basti ricordare che al World Skeptics Congress di quest’anno Eugenie C. Scott del National Center for Science Education ha usato l’epurazione dell’evoluzione dai programmi delle scuole medie (correva l’anno 2004) come case study*, che tre su quattro dei nostri rappresentanti al Consiglio d’Europa abbiano votato contro una risoluzione che invita gli Stati membri a“[…]promuovere la conoscenza scientifica e l’insegnamento dell’evoluzione e a opporsi con fermezza a ogni tentativo di insegnamento del creazionismo come disciplina scientifica.” (2007), e che nel 2009 l’allora vicepresidente del CNR Roberto de Mattei utilizzò i locali della nostro ente per ospitare una conferenza tenuta da una delegazione di creazionisti biblici (cioè della Terra Giovane), ottenendo peraltro anche 9.840 euro + IVA come contributo alla pubblicazione degli “atti”, un libello imbarazzante intitolato “Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi” che almeno, magra consolazione, non ha in copertina il logo del CNR.
Ma anche considerando questi esempi eccellenti, rispetto agli Stati Uniti si è tentati di tirare un sospiro di sollievo e smettere di lamentarsi del proverbiale “brodo grasso”, perché fortunatamente in Italia gli attacchi all’evoluzione tendono a essere più operazioni narcisistiche e settarie, ben radicate sul territorio (non di rado biblioteche pubbliche e sale comunali sono di buon grado concesse alle più clownesche iniziative), e si è quindi (ancora) ben lontani dai continui attacchi a colpi di leggi, leggine e commi che, soprattutto negli stati della cosiddetta “Bible belt” sono lanciati in modo compatto dal movimento creazionista attraverso la politica, ostacolati solo da insegnanti e genitori pronti anche alle vie legali (e a sostenere le relative spese) per impedire la devastazione dei programmi scolastici. Lo stato che se la passa peggio, forse per questione di tradizione, sembra essere il Kansas.
Eppure ora gli Stati Uniti potrebbero aver trovato un avversario temibile, cioè la Corea del Sud.
Come riportano il NCSE e Nature news il Committee to Revise Evolution In Textbooks, costola dell Korea Association for Creation Research (KACR, vedi screenshot in apertura) ha presentato in primavera una petizione presso il Ministero dell’istruzione, della scienza e della tecnologia con un obiettivo molto preciso: “rivedere” o eliminare specifiche illustrazioni sul processo evolutivo.
Ci si concentra in particolare sull’evoluzione del cavallo e sul posto di Archaeopteryx nella filogenesi, ma anche su altri esempi didattici come i fringuelli** di Darwin e naturalmente sull’evoluzione dell’uomo.
La tattica è ben nota e comune ai creazionisti di tutto il mondo (del resto è essenzialmente retorica): si mistifica il dibattito sui dati su cui si basa il processo di ricerca scientifica (che appunto, nel caso della biologia, può portare ad esempio a rivedere e/0 a raffinare la filogenesi) usando il tutto come grimaldello per entrare nelle aule scolastiche. Famoso è a questo proposito il motto dei proponenti dell’Intelligent Design “Teach the controversy”.
Come denuncia a Nature il professor Jang Dayk, storico e filosofo della scienza all’Università di Seul, per tutta risposta il ministero, senza consultare alcun esperto per verificare le asserzioni del notissimo think tank creazionista (ed eventualmente procedere all’aggiornamento dei testi dove necessario), contando quindi evidentemente solo sul giudizio di 187 sedicenti scienziati e insegnanti che la campagna si picca di avere tra i firmatari, ha semplicemente inviato la petizione tale e quale alle case editrici: a loro la responsabilità di accontentare o meno (e come) l’associazione religiosa.
A detta di Dayk finora la comunità scientifica ha fatto poco per opporsi a questa campagna e al creazionismo in generale, e la Corea ne è ora la roccaforte asiatica. Per questo motivo il professore sta ora cercando di formare un gruppo di esperti per contrastare la campagna creazionista migliorando l’insegnamento dell’evoluzione sia nelle scuole che al pubblico: in pratica ciò che da anni fa l’NCSE negli Stati Uniti.
** Anche se sono passati alla storia in questo modo, i fringuelli di Darwin non sono tali, appartengono infatti alla famiglia Emberizidae, non a quella dei fringillidi (Fringillidae). Un altro motivo sufficiente per una purga dai libri di testo?