IL PARCO DELLE BUFALE

Omogeneizzati

la temperatura degli ultimi duemila anni

IL PARCO DELLE BUFALE – Nell’articolo “Il clima europeo degli ultimi duemila anni: verso un’era glaciale”, l’astronomo Vincenzo Zappalà estrapola arditamente un prossimo raffreddamento globale da dati “omogenei” sulla densità degli anelli nel tronco di pini lapponi.

Gran Bretagna a parte, nell’emisfero nord l’estate è abbastanza torrida. In cerca di refrigerio e di speranze per raccolti meno distrutti dalle ondate di calore che dall’inizio del secolo si alternano con sempre maggior frequenza, la custode ha letto con interesse su Astronomia che

Un’ accurata e omogenea ricostruzione dell’andamento climatico degli ultimi duemila anni mostra che i periodi caldi e freddi (di ampiezza più o meno comparabile) si sono ripetuti ciclicamente e il trend generale va verso un raffreddamento generale. Tutti i programmi di previsione futura vanno ovviamente riscritti.

Il grafico non evidenzia una gran ciclicità, il “trend generale” finisce nell’Ottocento, una fine sulla quale dal 1967 concordano tutti programmi di previsione futura. Se con questo termine si intendono i modelli climatici attuali (coupled ocean-atmosphere General Circulation Models).

La figura non sembra, a prima vista, particolarmente significativa,

riconosce l’astronomo che la guarda una seconda volta e cambia idea:

Tuttavia, la variazione non è assolutamente trascurabile rispetto alla variazione terminata qualche anno fa, definita come riscaldamento globale, che rimane inferiore a 1 °C. (…) I risultati della ricerca dimostrano che la ricostruzione sul lungo periodo mostrata frequentemente dall’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change) ha sottostimato il continuo raffreddamento degli ultimi due millenni. Inoltre, non è riuscita a mettere in evidenza le effettive ampiezze dei periodi caldi e freddi del passato.

Incuriosita da una certezza piuttosto rara in climatologia, la custode l’ha scoperta nel comunicato stampa. Non ce n’è traccia nell’articolo pubblicato su Nature da Jan Espert e colleghi.

Riassunto. Variazioni dell’orbita terrestre modificano l’insolazione estiva che, nel Pinus sylvestris lapponica nel nord della Finlandia, è meglio correlata alla densità del legno degli anelli che alla loro larghezza, una “firma” finora sfuggita ai dendro-climatologi. In passato questi cambiamenti orbitali aggiungevano o toglievano fino a 0,31° C alla temperatura locale. Per il resto va tutto secondo i programmi di previsione:

La tendenza a lungo termine dei dati di densità è in linea con i GCM, a indicare meccanismi di retroazione dovuti all’albedo e un raffreddamento estivo sostanziale nei due millenni trascorsi alle latitudini nord boreali e artiche.  Questi risultati e la mancanza di una “firma” orbitale nelle serie dendro-cronologiche pubblicate, suggeriscono che su larga scala le ricostruzioni della temperatura di superficie che dipendono dagli anelli degli alberi potrebbero sottostimare la temperatura prima che esistessero strumenti di misure, compreso il caldo in epoca romana e medievale.

Delle cinque ricostruzioni citate in calce però, tre sono di Jan Esper e altri autori della nuova ricerca, e le due a scala dell’emisfero nord mostrate dall’IPCC non dipendono dagli anelli ma da un misto di fonti vicarie (proxies). La differenza di 0,31° C non è trascurabile ma se esistesse tuttora non sarebbe nemmeno determinante in futuro. Dall’Ottocento infatti, l’aumento della temperatura artica non è stato “inferiore a 1° C”, bensì superiore a 2,8° C.

Fuori dalle latitudini boreale e artiche, l’estrapolazione suggerita da Esper et al. non regge. La faccenda s’ingarbuglia, le ricostruzioni che omettono del tutto gli anelli sovrastimano il raffreddamento. A Vincenzo Zappalà, come a Jan Esper, le complicazioni non piacciono. Estrapolato il clima della Lapponia prima all’Europa e poi all’intero pianeta, l’astronomo conclude tutto contento:

Finalmente un lavoro serio, accurato, che usa dati omogenei. Ora la situazione climatica è decisamente più comprensibile e pone chiare basi di partenza per possibili estrapolazioni verso il futuro. Qualsiasi altro commento sulla labilità, le incertezze e la prosopopea pseudo-scientifica delle recenti previsioni a lungo termine è del tutto inutile.

p.s. La custode avrebbe volentieri ospitato nel Parco anche i post omogenei del ten. col. Guido Guidi e dell’antidarwinista prof. Enzo Pennetta. Con il caldo freddo che fa, non ce l’è sentita di stiparli nello stesso recinto.

Credito immagine: Istituto di Geografia, Università J. Gutenberg, Magonza

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