MRPOD – Finalmente, dopo un secolo, le donne hanno battuto gli uomini nei test d’intelligenza. Almeno questo è quanto ha dichiarato alla stampa nei giorni scorsi James Flynn, psicologo neozelandese considerato tra i maggiori esperti di QI. La notizia (non ancora pubblicata su una rivista scientifica) ha fatto rapidamente il giro del mondo. Si è parlato di “sorpasso storico”, dato che da quando sono stati inventati i test d’intelligenza, nei primi del Novecento, le donne hanno sempre ottenuto punteggi più bassi, anche di cinque punti, rispetto alla controparte maschile, al punto da persuadere qualcuno dell’innata inferiorità dell’universo femminile. Ovviamente, la differenza tra i sessi non è, e non è mai stata, genetica, ma semmai socioculturale. “Negli ultimi cento anni – ha detto Flynn – i test hanno dimostrato un incremento del quoziente intellettivo in entrambi i sessi, ma le donne hanno progredito più rapidamente perché in passato erano svantaggiate”. Oggi, che galoppano il doppio per destreggiarsi tra lavoro e famiglia, sono diventate gioco-forza multitasking e hanno sviluppato capacità cognitive superiori. Ma è possibile davvero fare queste distinzioni tra il cervello maschile e il cervello femminile? Ne parliamo con Raffaella Rumiati, professoressa di neuroscienze cognitive alla Sissa di Trieste.
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