CULTURA – Alla morte di Einstein, il suo corpo fu cremato, ma non il suo cervello. Quello fu asportato durante l’autopsia, conservato e fotografato da ogni angolazione. Poi sezionato in 240 parti e analizzato in diversi laboratori di tutto il mondo. Da queste analisi sono stati pubblicati fino ad ora solo sei studi scientifici convalidati, uno dei quali, nel 1999, aveva già indicato la presenza di un maggior numero di cellule gliali nel lobo parietale del fisico rispetto alla media. Ma nulla di più.
Ora, però, quattordici delle foto scattate all’ospedale di Princeton da Harvey Cushing sono state rinvenute e sottoposte al vaglio dei ricercatori, che hanno potuto, così, studiarle sulla base delle conoscenze odierne. Queste quattordici, scattate in angolature inconsuete, sono state decisive per scoprire che se Einstein era un genio lo doveva al fatto che il suo cervello era “anormale”. La conferma arriva da un gruppo di ricercatori statunitensi, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Brain.
Gli autori hanno confrontato il cervello di Einstein con quello di altri 85 individui e, anche se il cervello del fisico non differisce per dimensioni e peso (1.230 grammi), alcune delle aree presentano circonvoluzioni molto più numerose rispetto al consueto, come se il suo cervello si fosse incredibilmente sviluppato in termini di complessità. “Ab-normal” anche la corteccia prefrontale, quella dedicata alla logica e in genere alle abilità cognitive, che invece è ben più estesa rispetto a quella di tutti noi. Questa potrebbe essere la risposta alla domanda “perché Einstein era un genio?”, o forse no. Insomma, siamo alle solite: è nato prima l’uovo o la gallina? Se sia proprio grazie a questa conformazione che Einstein dovette la sua genialità o se sia la rara capacità della scienziato di lavorare col cervello ad averne dato avvio ad uno sviluppo così marcato di alcune aree, questo è ancora tutto da valutare.
Crediti immagine: Dean Falk