LIBRI – Lo spreco idrico? Purtroppo è facile come bere – ma soprattutto mangiare – un bicchiere d’acqua. Infatti, dietro al consumo, l’utilizzo e lo spreco di cibo si nasconde il consumo, l’utilizzo e lo spreco di acqua. Andrea Segrè, professore di Politica agraria interazionale dell’Università di Bologna e Luca Falasconi, ricercatore presso la Facoltà di Agraria dell’ateneo bolognese sono i curatori di un volume che indaga e illustra nello specifico l’utilizzo di acqua e in particolare lo spreco idrico, le sue cause, gli scenari attuali e quelli futuri. Composto da cinque saggi sull’argomento, il libro propone alcune possibili soluzioni concrete che portino verso un approccio più responsabile: stiamo parlando di Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua, edito da Edizioni Ambiente.
Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua infatti si pone l’obiettivo di spronare il lettore a comportamenti più attenti in materia di utilizzo e consumo di acqua. Lo fa fornendo statistiche e numeri che fanno riflettere: se sul nostro pianeta l’acqua ammonta a 1,4 miliardi di chilometri cubi, è anche vero che solo lo 0,5% è acqua dolce e solo una piccola parte di questa percentuale è realmente disponibile per il consumo umano. Ritenere l’acqua una risorsa disponibile sempre e in quantità enormi è un errore grave, soprattutto alla luce delle proiezioni sul futuro quando, per via dell’aumento della popolazione, dell’inquinamento e del cambiamento climatico la richiesta d’acqua andrà aumentando mentre la disponibilità della risorsa andrà diminuendo.
I numeri riportati sin dal primo saggio di Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua forniscono un utile quadro di riferimento per guidarci nelle altre tappe di questo volume, che spaziano dalla situazione italiana al problema dell’accessibilità alla risorsa. Per vedere altre cifre, solo l’8% dell’acqua viene usata per scopi domestici, mentre il 70% viene utilizzata in agricoltura e il 22% nell’industria. Queste percentuali non devono essere un’alibi, però, per le nostre scelte quotidiane: agricoltura e industria infatti utilizzano l’acqua soprattutto per produrre cibi e beni di consumo che quotidianamente acquistiamo. Per questo motivo è importante che i singoli cittadini ne conoscano l’impronta idrica (“water footprint”), ovvero la quantità d’acqua che virtualmente stiamo consumando poiché necessaria per produrre quegli stessi beni. Per fare un esempio, per produrre una semplice tazzina di caffè servono circa 140 litri d’acqua: un’impronta idrica che lascia decisamente il segno sul terreno e che è difficile ignorare.
Frutto di anni di ricerca e monitoraggio sullo spreco alimentare, Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua nasce come report dell’iniziativa “Un anno contro lo spreco”, supportata dallo spin-off universitario Last Minute Market e dal gruppo di ricerca coordinato da Andrea Segrè, che vede all’opera ricercatori provenienti dagli atenei di Bologna e Firenze, del King’s College di Londra e dell’ANDID, Associazione Nazionale Dietisti. Il nuovo volume sullo spreco esce a un anno di distanza da Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo (Edizioni Ambiente, sempre a cura di Segrè e Falasconi), di cui rappresenta una sorta di ideale seguito e approfondimento.
Crediti immagine: Edizioni Ambiente