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Verso la ricetta segreta dei violini Stradivari

Stradivari_PaviaCRONACA – Il suono forte, caldo e corposo di uno Stradivari è il risultato di una complessa tecnica artigianale, per molti aspetti ancora sconosciuta.

Un gruppo di chimici e fisici italiani ha studiato materiali e decorazioni della tavola armonica di un violino originale di fine Seicento, e ha riprodotto una copia identica alla manifattura autentica del liutaio cremonese Antonio Stradivari.

I risultati sono pubblicati in un articolo del Journal of Applied Physics A di giugno. Il primo autore è Marco Malagodi, ricercatore del Dipartimento di chimica dell’Università di Pavia specializzato nelle tecniche di diagnosi sui beni culturali.

“L’obiettivo della ricerca è capire se la decorazione a intarsio della tavola armonica influisca sull’acustica del violino. Al momento si tratta di analisi preliminari, che servono soprattutto per individuare le tecniche non invasive più adatte. Ora però siamo pronti a lavorare su violini completi.”

Gli Stradivari originali vengono battuti all’asta anche a dieci milioni di euro. “Nelle nostre indagini quasi non possiamo toccare i violini, e quindi ci limitiamo a tecniche come la fluorescenza a raggi X, la spettroscopia infrarosssa e la microscopia ottica. Analizzamo sia la parte organica che inorganica, ma non facciamo nessun tipo di prelievo.”

Uno dei segreti carpiti dal violino riguarda la matrice scura che riempie gli intarsi: si tratta di una polvere molto fine di ebano, macinata con una colla animale, probabilmente coniglio. O ancora, alcune strisce decorative sono state dipinte con inchiostro ferrogallico, che all’eopoca era utilizzato per scrivere. Purtroppo non è stata trovata traccia della vernice originale, rimossa da un restauro invasivo e inadeguato.

“Siamo riusciti a riprodurre la tavola secondo l’antica ricetta, sfruttando anche alcuni lavori della Cité de la Musique di Parigi. I risultati delle analisi sulla copia e sull’originale sono identici. Ora vorremmo ricostruire un violino con lo stesso legno e vernici degli Stradivari e studiare l’influenza di trattamenti e decorazioni sull’acustica. Non vogliamo creare una copia identica, ma capire come le tecniche costruttive modificano il suono prodotto. È una conoscenza artistica e culturale che purtroppo è andata perduta. In Italia spesso gli strumenti musicali sono considerati solo come un mezzo per riprodurre musica, e non come vere e proprie opere d’arte. Un approccio diverso è diffuso in Francia, Germania e Stati Uniti, dove le ricette originali sono rielaborate in chiave contemporanea.”

Il 14 settembre a Cremona sarà inaugurato il Museo del Violino, dove sarà conservata una vasta collezione di strumenti ad arco che include alcuni Stradivari. All’interno del museo ci saranno anche due team dell’università di Pavia e del Politecnico di Milano che continueranno queste ricerche per almeno tre anni: è uno dei primi casi in Italia di coesistenza tra un museo e un laboratorio tecnico-scientifico.

Crediti immagine: Università di Pavia

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Gianluca Dotti
Giornalista scientifico freelance. Sui social sono @undotti