CULTURA – “Selezioniamo la ricerca scientifica più attuale e di frontiera, poi la trasformiamo in applicazioni ludiche per ragazzi dai 10 ai 15 anni”: cosi Selene Biffi ha presentato a OggiScienza la sua ultima startup, Spillover.
Statistiche alla mano, al 40% dei giovani europei in età da scuole medie e superiori non piacciono le materie scientifiche, che sono considerate troppo noiose, astruse e lontane dalla realtà. “Per questo l’idea di diventare ricercatori o di intraprendere una carriera nell’ambito scientifico – spiega l’imprenditrice – spesso non viene nemmeno presa in considerazione. E tra le conseguenze c’è la perdita di competitività e di posti di lavoro, ma soprattutto di efficacia nel proporsi come sistema di innovazione e ricerca”.
Ma che cos’è Spillover? Secondo la legge è una cosiddetta start-up innovativa a vocazione sociale, nel concreto si tratta di un’impresa che crea una serie di videogiochi sotto forma di applicazioni per iPad. Il progetto è stato presentato ufficialmente a Smau Milano lo scorso ottobre, quando ha anche vinto il premio Lamarck dedicato alle più promettenti imprese innovative. La prima applicazione sarà presentata (e diventerà scaricabile) il prossimo 13 marzo, seguita poi da altre due in arrivo prima della fine dell’anno.
Il primo videogioco, che ci siamo fatti raccontare più nel dettaglio, sarà ispirato a una ricerca tutta italiana, condotta da uno spin-off dell’Università di Milano chiamato Micro4yoU. I ricercatori hanno scoperto e brevettato particolari cellule microbiche da utilizzare come agenti di pulitura sulle superfici dei monumenti. “Sostanzialmente questi microbi mangiano i solfati, i nitrati e le particelle carboniose che creano una patina nera sui monumenti negli ambienti urbani. E da qui è nata l’idea di costruire un videogioco che racconti ai ragazzi le ricadute pratiche e l’impatto ambientale di questa scoperta”, ha spiegato Selene Biffi. Niente bosone di Higgs o teoria della relatività, insomma, ma piuttosto robotica, informatica, biologia e scienza che abbia un impatto sociale forte.
D’altra parte la giovane imprenditrice sociale, che a 31 anni è già alla sua quinta esperienza di start-up, ha le idee molto chiare su quale sia la mission della nuova impresa: “Non vogliamo certo istruire gli scienziati del futuro, ma piuttosto provare a cambiare la mentalità e la visione della scienza da parte dei giovani. La nostra idea è quindi creare un prodotto che riesca a conciliare la comunicazione scientifica con l’aspetto ludico. Per questo il team è composto da nove persone con competenze molto diverse, non solo scientifiche ma anche grafiche, artistiche e di divulgazione scientifica. Attualmente abbiamo dei tecnici che si occupano di verificare la correttezza scientifica dei nostri videogiochi, ma in futuro vorremmo creare un canale di comunicazione biunivoco tra Spillover e i centri di ricerca, facendo partecipare gli autori della scoperta scientifica anche alla produzione del videogioco”.
Le diverse app poi saranno collegate da un filo conduttore, un’immaginaria agenzia segreta che unisce i migliori cervelli del pianeta per cercare soluzioni scientifiche ai problemi del mondo. E accanto all’aspetto ludico sono previsti anche test che valutano in maniera quantitativa l’apprendimento dei ragazzi.
I videogiochi saranno distribuiti con un modello freemium: le applicazioni saranno scaricabili gratuitamente con inclusa una versione demo, mentre i livelli di gioco restanti saranno a pagamento. “Se tutto va bene – conclude Selene Biffi – vorremmo introdurre 3 app nel corso di quest’anno, poi 6 app nel 2015 e 8 nel 2016. Ma i videogiochi, dal nostro punto di vista, sono solo una base di partenza per dare origine a un metodo di istruzione informale che sia complementare ai programmi di scienza scolastici”. L’insegnamento e l’apprendimento attraverso la gamification, infatti, passa anche attraverso eventi sul territorio a contatto diretto con gli studenti. In arrivo, pare, già nei prossimi mesi.
Crediti immagine: Spillover