CULTURA

Fisica con la Pulce, ma senza il cane

Delmastro_CERN_cropCULTURA –  Marco Delmastro, un ricercatore della collaborazione ATLAS al CERN, tiene il blog “Borborigmi di un fisico renitente” aiutato all’inizio dal quadrupede Oliver. Ora che è capace di scrivere da solo, ha pubblicato dall’editore Laterza il saggio Particelle familiari.

Se non è troppo in tempo di crisi economica, sarebbe da abbinare al libro, molto diverso ma altrettanto allegro di quello teorico di Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare, perché Marco Delmastro mostra come si cerca di farla “apparire” sperimentalmente. Anche lui bada a come scrive, all’importanza dei simboli e dei modi di dire, magari fuorvianti. Forse merito della Signora delle Lettere, e della sua vita, la quale “direbbe giustamente che ricerca applicata è un ossimoro“, perché “si va alla ricerca di qualcosa di nuovo” mentre “si applica una conoscenza che si possiede già”.

Sotto il lessico familiare, c’è una riflessione sull’eccezionalità del CERN, sul metodo scientifico e l’efficacia delle sue spiegazioni – temporanee, “il modello standard è sbagliato!” anche se ATLAS l’ha appena confermato. Se ci fosse solo quella, sarebbe un libro come tanti. Invece Delmastro traduce le proprie analogie (diffida delle metafore, saggiamente) nei gesti suoi e di sua figlia, la Pulce, mentre costruiscono il modello standard delle particelle con pezzi del Lego. Sono pagine ideali per prendere lo spunto di costruirlo davvero con i figli propri o altrui, seguendo attentamente le istruzioni per i colori.

Al CERN come nella vita quotidiana, la fisica è prima di tutto fisicità, e l’autore ricorda parecchio i protagonisti di Chiave a stella, di Primo Levi, alle prese con le forze della natura insieme alla squadra che spera di domarle. In particolare nel capitolo “I ferri del mestiere” si può percepire questa fisicità, quando l’autore porta alcuni amici nel rilevatore ATLAS, per gli estranei schiacciante e misterioso come saranno state un tempo le prime cattedrali, e per gli addetti ai lavori un attrezzo come altri disposti lungo l’anello di LHC.

Il cane Oliver, così bravo a farsi spiegare il bosone di Higgs, è sostituito da cinque esseri umani che – sommati – sono alla sua altezza. Oltre alla Signora delle Lettere e alla Pulce dai perché insaziabili, ci sono il collega Teorico, che usa la lavagna nera e il gessetto altrimenti non riesce a pensare, l’Ingegnere e sua moglie, l’indimenticabile zia Omeopatica il cui

maestro di yoga dice che Einstein non ha fatto che riscoprire quello che la saggezza indiana conosceva già da secoli… La mia prima reazione sarebbe di tramortire la zia Omeopatica con un corpo contundente.

A chi lo dice! Gli capita anche quando le legge negli occhi che i 6 miliardi di euro spesi per l’intero LHC avrebbero potuto risolvere il problema della fame nel mondo. Al posto del corpo contundente, Delmastro usa equivalenze: in dieci anni, gli italiani che ne hanno pagato il 12% hanno speso 1,20 euro/anno a testa, l’equivalente di un caffè da quelle parti. Quanto al budget annuo, quello del CERN è pari a quello dell’ospedale di Ginevra, per gli italiani l’equivalente di un reparto di ostetricia.

Quel caffè valeva la pena per l’Higgs Dependence Day, in un 4 luglio epico che ci ha tenuti incollati a milioni allo schermo del computer, e per

anni e mesi straordinari, da andarne fieri.

I lettori saranno d’accordo e sospetteranno che sotto sotto sia fiera anche la Zia Omeopatica.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: per gentile concessione di Jean-Philippe Zana

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