COSTUME E SOCIETÀ – Due anni fa, su questo stesso sito, abbiamo raccontato la storia del lupo Slavc, che i ricercatori dell’Università di Ljubljana, grazie a un radiocollare, avevano seguito dalla Slovenia fino ai monti Lessini, nelle Prealpi veronesi. Slavc si era accoppiato con una lupa italiana, battezzata con un nome evocativo: Giulietta. Erano secoli che le due popolazioni di lupi, balcanica e italiana, non entravano in contatto. Quest’anno la coppia ha dato alla luce la sua seconda cucciolata, di ben sette lupacchiotti. Si tratta di un evento eccezionale, che lascia ben sperare per il ripopolamento di una specie al vertice della catena alimentare dell’ambiente montano; ma che ha scatenato un vivace dibattito tra allevatori e ambientalisti.
Si è parlato anche di lupo, alla ventesima edizione del Film Festival della Lessinia, a Bosco Chiesanuova (VR) dal 22 al 31 agosto. La manifestazione, dedicata al cinema di montagna, è solita ospitare ricercatori, studiosi e divulgatori scientifici. Tra gli eventi in programma, la conferenza Di orsi, di lupi e di altri “nemici” dell’uomo, del guardiacaccia e scrittore Giancarlo Ferron, che ha parlato del rapporto tra uomo e animali temuti e perciò perseguitati, tra cui anche volpi e cinghiali.
Questa edizione del festival era dedicata alla neve, tema di cui ha parlato Luca Mercalli, climatologo e noto volto televisivo, presidente della Società Meteorologica Italiana e direttore della rivista Nimbus, con una conferenza dal titolo La neve: dalla forma dei cristalli alla loro aggregazione, dalle tecniche per misurare la neve a quelle per prevederla, fino alle statistiche climatiche, all’arretramento dei ghiacciai e ai modelli utilizzati per stimare i cambiamenti climatici a scala globale.
Alla neve sono state dedicate anche due mostre fotografiche: Neve, di Adriano Tomba e Flavio Pèttene; e Celeste, la Pasqua e gli altri, di Gianni Martini e Betti Galli Lao. Mentre il lupo è stato per certi versi protagonista dello spettacolo teatrale Il richiamo di Zanna Bianca, dello scrittore Davide Sapienza.
Il festival della Lessinia è un’occasione importante per un paese come l’Italia, ricco di montagne. L’atmosfera che si respira nei giorni della manifestazione rispecchia appieno l’ambiente di cui si parla: la vita in montagna, con le sue complessità e contraddizioni. Al festival si possono incontrare studiosi e autori, e ci si può attardare in lunghe conversazioni sul ruolo della ricerca, della salvaguardia e della divulgazione. Un’opportunità impensabile in festival più blasonati.
«Proprio così», dice il direttore artistico, Alessandro Anderloni. «Qui si parla di chi la montagna la vive, non delle star che la frequentano. Il nostro festival racconta di montagne abitate, quindi vissute e studiate. Facciamo un gran lavoro di selezione, privilegiamo originalità e qualità, pensando agli adulti ma anche ai bambini e agli adolescenti. È grazie a questa coerenza che oggi il festival ha una sua personalità riconosciuta».
Naturalmente, essendo un festival di cinema, gran parte della programmazione era dedicata ai film: ben settanta, selezionati fra gli oltre trecento pervenuti da tutto il mondo, e valutati da una giuria internazionale.
La Lessinia d’oro per il miglior film, massimo riconoscimento del festival, è andata al documentario Søsken til evig tid (75’, Norvegia, 2013) di Frode Fimland, che racconta la vita di due anziani, i fratelli Magnar e Oddny, tra le montagne norvegesi. Il film, delicato nel narrare un modello di vita quasi ovunque scomparso, si è aggiudicato anche il Premio del pubblico Cantine Bertani e il Premio della giuria dei detenuti del carcere di Verona.
La Lessinia d’argento per la miglior regia è stata assegnata al film a soggetto Las niñas Quispe (83’, Cile/Francia/Argentina, 2013) di Sebastián Sepúlveda, premiato anche dalla giuria degli studenti delle scuole europee di cinema. Miglior documentario è risultato invece Olga – To my friends (58’, Norvegia/Finlandia/Svezia, 2013) di Paul-Anders Simma. Per gli altri premi, per le motivazioni della giuria e per la sessione FFDL+ dedicata ai ragazzi, rimandiamo al sito del festival.
Segnaliamo due cortometraggi ambientati in Norvegia: Anima mundi (12’, Norvegia, 2013) di Skule Eriksen, per le spettacolari immagini; e Dancing lights (4’, Australia, 2014) di Filippo Rivetti, in cui i paesaggi mozzafiato delle isole Lofoten sono ripresi con la tecnica del timelapse.
L’edizione di quest’anno è stata anche l’occasione per rivedere i più bei film passati gli anni precedenti. Tra questi, Himalaya, la terre des femmes (52’, Francia, 2008) e Himalaya, le chemin du ciel (65’, Francia, 2009), lungometraggi dell’antropologa francese Marianne Chaud, abilissima nel coniugare il suo lavoro di ricerca etnografica col linguaggio filmico.
Per saperne di più: http://www.ffdl.it
Crediti immagini: Film Festival della Lessinia