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Il Nobel per la fisica ai tre giapponesi “che hanno illuminato il mondo”

OLYMPUS DIGITAL CAMERANOBEL – Mai come oggi il sole nascente che distingue la bandiera giapponese potrebbe essere più calzante per rappresentare il paese. Il Nobel per la fisica 2014 l’ha vinto letteralmente la luce proveniente dal Giappone, nelle persone di Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura, tre scienziati nipponici che si sono distinti per le loro ricerche nell’ambito dello studio della luce, in particolare “per l’invenzione di efficienti diodi emettitori di luce blu che hanno sviluppato le fonti di luce bianca luminosa e a risparmio energetico.”

Una tecnologia entrata a pieno regime nelle nostre vite. Prima di allora gli scienziati avevano prodotto LED che emettevano luce rossa o verde, ma i LED blu sembravano una tecnologia impossibile da realizzare e una volta che furono disponibili sul mercato nel 1993, raggiunsero presto un’ enorme importanza. La gamma di applicazioni è vastissima: dai display elettronici e gli indicatori di segnaletica esterna, ai segnali stradali, fino addirittura ai lettori di dischi Blu-ray. Una tecnologia, quella a LED che ha permesso nel corso dei decenni di ridurre notevolmente l’impatto ecologico dell’illuminazione artificiale. I dispositivi a LED durano infatti fino a 100 mila ore, rispetto alle 1000 ore delle tradizionali lampadine a incandescenza e alle 10 mila ore delle lampade fluorescenti.

Come racconta il comunicato stampa dell’istituzione norvegese, Akasaki, Amano e Nakamura sono riusciti laddove gli altri scienziati prima avevano fallito e il centro principale di questo successo è stata l’Università di Nagoya, in Giappone. Un Nobel dunque non a tre scienziati giapponesi, ma al Giappone, dato che due su tre, Akasaki, e Agamu, lavorano nel loro paese, mentre Nakamura dopo aver conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Tokushima, attualmente è di stanza all’Università di Santa Barbara in California.

Isamu Akasaki

Già vincitore nel 2009 del prestigioso Kyoto Prize in Advanced Technology e della medaglia IEEE Edison nel 2011 proprio per i risultati nell’ambito delle tecnologie a LED, Akasaki, 85 anni, ha dedicato la vita allo studio di nuove forme tramite cui veicolare la luce. Attualmente ricercatore presso la Nagoya University, e direttore della Meijo University, entrambe in Giappone, Akasaki fu il promotore nel 2006 del Nagoya University Akasaki Institute, un istituto di ricerca interamente dedicato a sviluppare nuove tecnologie che utilizzino la luce LED blu.

Hiroshi Amano

Classe 1960 e di formazione ingegnere, è il più giovane del gruppo e uno dei più giovani Premi Nobel per la fisica degli ultimi decenni. Attualmente ricercatore presso la Nagoya University, dove lavora anche Akasaki, Amano è entrato come studente nel gruppo di Akasaki nel 1982, dedicando le sue ricerche allo studio dei materiali semiconduttori utilizzati nelle tecnologie a LED blu, con la missione – si legge nella descrizione che egli stesso fornisce dei propri studi – di sviluppare nuove tecnologie sostenibili per migliorare la qualità della vita degli esseri umani, tramite l’uso di materiali sostenibili e tecnologie low cost.

Shuji Nakamura

Trapiantato negli Stati Uniti, ma formatosi in Giappone, Nakamura, 60 anni già vincitore dell’Harvey Prize nel 2009, fu uno di coloro i quali credevano nelle potenzialità della tecnologia LED in un periodo in cui, come si è detto, pareva poco probabile la possibilità di una tecnologia a luce LED blu. Mentre era studente di dottorato a Tokushima, Nakamura mise a punto la prima cosiddetta GaN LED la cui luce blu veniva convertita in gialla tramite un rivestimento in fosforo. A quel tempo anche il gruppo di Akasaki presso la Nagoya University stava lavorando in questa direzione, ma fu Nakamura a dettare la linea di ricerca che poi si rivelò più fortunata per risolvere un problema di produzione di massa nato in seno alle ricerche di Akasaki e colleghi.

A portare a quella che per noi oggi è una delle tecnologie luminose più presenti e più promettenti per il futuro, è stata dunque la collaborazione fra più menti e più laboratori nella terra del Sol Levante. Una nuova luce – come si legge nel comunicato del Nobel – “che ha illuminato il mondo” e che viene da Oriente.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: PiccoloNamek, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.