SCOPERTE

Il senso dell’umanità per il fuoco

L'evoluzione spiega il motivo per cui ci piace stare davanti al caminetto

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SCOPERTE – Quattrocentomila anni fa gli uomini già sapevano bene come usare il fuoco. Era quello che permetteva loro di scaldarsi, di cuocere il cibo, di tenere lontani i predatori notturni. Ma, sebbene molte ricerche abbiano studiato l’uso del fuoco in relazione ai cambiamenti di alimentazione e ai benefici della cottura dei cibi nell’anatomia umana, pochi hanno fatto luce sull’aspetto sociale dei falò, come elemento fondamentale della nostra evoluzione.
Uno studio pubblicato la scorsa estate su PNAS ha invece indicato come sedersi attorno ai falò significasse, per i nostri antenati, allungare le giornate e, finalmente, socializzare dando sfogo all’immaginazione che non trovava alcuno spazio durante i giorni di caccia. E anche i contenuti di quelle chiacchiere serali erano ben diverse dai discorsi “di lavoro” fatti alla luce del sole.

Per dirlo, i ricercatori dell’università dello Utah, hanno studiato le serate attorno al fuoco di una tribù di cacciatori che vive in Botswana, nel deserto del Kalahari, senza il ricorso ad alcuna tecnologia: i !Kung. L’ascolto delle registrazioni effettuate durante 174 giorni e notti di conversazioni della tribù di bushmen hanno suggerito ai ricercatori che, mentre le questioni economiche legate alla caccia e i gossip sono il centro delle conversazioni durante il giorno, le attività serali sono decisamente più sociali e “spirituali”. I temi sono le cerimonie religiose, le storie delle coppie del gruppo, le canzoni, i racconti, le danze. Di notte non si parla di soldi, ma per almeno l’80% del tempo, si racconta e si lasciano fluire i pensieri e  l’immaginazione. Ci si rilassa e si ascolta scoppiettare il fuoco.
Lo fanno i bushmen, lo facevano i nostri antenati. Lo facciamo noi.

E c’è una ragione evolutiva, pare, che ci lega al fuoco, che fa sì che ci piaccia stare davanti al caminetto (anche se si tratta di un caminetto artificiale), sentire il calore e i crepitii del legno che arde e magari appisolarci guardando a occhi socchiusi le fiamme in movimento. Una ricerca, da poco pubblicata sulla rivista Evolutionary Psychology, ha sperimentato il potere rilassante del fuoco su 226 partecipanti all’esperimento. I soggetti hanno passato del tempo in piccoli gruppi, guardando video di un fuoco: una parte dei partecipanti guardava un fuoco muto, un’altra parte assisteva alle immagini di un fuoco con tanto di effetti sonori dello scoppiettio. L’ultima parte di soggetti costituiva il gruppo di controllo. Inoltre, a questo test, gli sperimentatori hanno aggiunto analisi sulla socialità, sulla concentrazione e sul potere ipnotico.

I risultati hanno mostrato un calo consistente della pressione arteriosa, che indica un estremo rilassamento, soprattutto nelle situazioni dove il fuoco era completo di suono e nelle quali lo stimolo concesso dai ricercatori durava più a lungo. Inoltre i comportamenti sociali si infittivano e aumentava anche il livello di “immersione”. I dati fisiologici e i test confermano che i falò inducono rilassamento, come parte di un’esperienza sociale multisensoriale. E la ragione di questo nostro piacere troverebbe risposta, secondo gli autori, nell’evoluzione. Stare davanti al fuoco ci riporterebbe, per così dire, a quei tempi, quando ci raccontavamo storie e – come fanno ancora oggi i !Kung – ci lasciavamo andare, dando libero sfogo all’immaginazione.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Giuseppe Brancaccio

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.