SCOPERTE

Ecco come fanno le lucciole a trovare il “carburante” per accendersi

Per la prima volta, con la luce di sincrotrone, i ricercatori hanno visto in dettaglio il sistema di accensione.

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SCOPERTE – La combinazione tra una proteina (la luciferina), un enzima (la luciferasi), l’adenosintrifosfato (un acido naturale che trasforma grassi e zuccheri in energia) e l’ossigeno, “accende” la luce delle lucciole. Ma se sappiamo che, per la maggior parte, queste sostanze si trovano nella “lanterna”, l’organo deputato alla produzione della luce, e nei canali aerei che partono dalla lanterna e attraversano tutto l’addome delle lucciole, fino ad ora non sapevamo come questi piccoli animali recuperassero la dose di ossigeno necessaria a dare il via all’operazione.

Un recente studio condotto da ricercatori della Svizzera e di Taiwan e pubblicato su Physical Review Letters, ha risolto il dubbio. Usando due interessanti tecniche, che hanno permesso di studiare le lanterne vive – la microtomografia con luce di sincrotrone a contrasto di fase e il microscopio a raggi x – per la prima volta in assoluto i ricercatori sono stati in grado di vedere l’intera struttura della lanterna con incredibile dettaglio e capire come si distribuiva l’ossigeno. L’imaging ha mostrato che le lucciole dirottano l’ossigeno da altre cellule e lo usano come fiammifero per accendere la luce.  Nello stesso momento in cui il consumo di ossigeno nelle cellule cala,  quello stesso ossigeno viene usato per il sistema di segnalazione e la luce si accende.
Dunque è un consumo ottimizzato, quello delle lucciole. Un sistema che potrebbe insegnarci nuove tecniche di monitoraggio della contaminazione delle acque o, perché no, come fare per ottenere alberi e piante che brillano nella notte a sostituzione dei lampioni stradali.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: terry priest, Flickr

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.