FUTURO – L’infosfera continua a gonfiarsi di quantità colossali di dati privati e pubblici. Per orientarsi, servono navigatori che finora potevano formarsi solo negli Stati Uniti. Da settembre 2015, cinque dottorandi potranno farlo a Budapest.
Segnaliamo raramente le offerte di dottorato, ma questo ci sembra speciale per tanti motivi. Si tiene al Center for Network Science diretto dal matematico Albert László Barabási, all’Università Centrale Europea, la cui missione è legata alla democrazia, alle sue libertà e ai suoi valori a volte contraddittori. Detto così sembra astratto, ma due esempi forse fanno capire come si traducono in pratica. A New York durante l’uragano Sandy, le autorità cittadine hanno utilizzato i commenti su twitter per localizzare le persone da soccorrere invece di distribuire i soccorsi a tappeto nelle zone più colpite. L’allarme era stato dato in anticipo, buona parte degli abitanti si erano trasferiti altrove per lo più in macchina, e spesso avevano anch’essi bisogno di assistenza di vario genere: coperte, vestiti, cibo, farmaci, benzina che non riuscivano a procurarsi, i negozi erano chiusi. Le parole-chiave, il punto dal quale provenivano e una mappa dettagliata di ogni quartiere hanno moltiplicato l’efficienza dei volontari. Il sindaco Bloomberg, un finanziere a capo di un impero fondato sull’analisi di Big Data economici e finanziari, poteva essere soddisfatto del risultato, come la cittadinanza del resto, che non si è lamentata perché i suoi dati privati erano stati usati da enti pubblici senza permesso.
Quest’estate, in piena emergenza Ebola, le Ong impegnate sul campo hanno cercato di ottenere una mappatura “in tempo reale” o quasi della mobilità delle persone, per gestire al meglio personale e risorse già insufficienti in partenza. Grazie alla mediazione di un ente delle Nazioni Unite, in agosto i gestori delle telecomunicazioni in Sierra Leone, Guinea e Liberia hanno consentito l’accesso ai dati dei clienti, Google di fornire le mappe e di dare una mano per l’elaborazione, informatici volontari provavano sui pochi “data points” a disposizione algoritmi simili a quelli già in uso per mappare la diffusione stagionale dell’influenza; soldi per le spese vive stavano per arrivare dopo un appello al Forum economico mondiale di Pardis Sabeti, la coordinatrice del gruppo di genetisti che aveva appena pubblicato su Science i primi genomi dei vari ceppi del virus.
I governanti locali si sono opposti, principalmente in nome della tutela della privacy. Forse per proteggere valori assai meno democratici, alcuni ministri non sono proprio famosi per l’integrità. Comunque è una ragione plausibile. In quei mesi era ben più forte di oggi la diffidenza verso i soccorritori: autorità tradizionali e religiose dicevano di non credere ai bianchi; giravano voci su un virus creato per sterminare gli africani e impossessarsi delle loro terre. Così i governanti hanno ritenuto che se fosse stato possibile chiedere a cittadini dotati di telefonini di fornire un consenso, la maggioranza avrebbe rifiutato.
Provate a immaginare il tempo risparmiato nel rintracciare le persone entrate in contatto con le vittime, e quante si sarebbero salvate, se la mappa fosse stata disponibile quando Médecins sans frontières aveva lanciato l’allarme, ai primi di marzo.
Al Centro per la scienza delle reti, il fisico Rosario Mantegna coordinerà gli studi per il dottorato (ben retribuito). I posti sono cinque, i professori quattro, i docenti e i ricercatori molti di più. Trovate sul sito i tipi di laurea richiesta, le borse di studio, come preparare la candidatura, altre informazioni utili e le mail dei vari membri se ve ne servono altre. Bisogna innanzitutto amare la matematica e presentare la richiesta entro il 1 febbraio 2015. Gli sbocchi sono parecchi, un’occhiata alle insersioni dell’Economist o del Financial Times lo confermerà: assicurazioni, Google, banche centrali, enti di pianificazione regionale e nazionale, amministrazione pubblica, organismi inter-europei e internazionali, agenzie dell’ONU…
E poi analisti delle reti e di Big Data servono anche alle Ong – Rosario Mantegna lo sa – che cercano di difendere la democrazia, liberà e valori a volte contraddittori. Si guadagna molto meno o niente lavorando come pazzi il tempo di un’emergenza, però è un bel lavoro con gente insieme normale e straordinaria.
Auguri.
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Crediti immagine: CNS, Central European University.