Scoperto il circuito cerebrale che fa gestire la paura
Una parte del cervello, chiamata nucleo paraventricolare del talamo, è responsabile dell'apprendimento e del ricordo della paura. Una ricerca ha permesso di scoprire anche il mediatore chimico che consente il funzionamento di questo meccanismo
SCOPERTE – Un vero e proprio nuovo circuito cerebrale sembra essere coinvolto nella capacità di ricordare e apprendere la paura. Si chiama nucleo paraventricolare del talamo ed è stato scoperto da un team di ricercatori del Cold Spring Harbour Laboratory di New York, come descritto nell’articolo appena pubblicato su “Nature”.
La capacità di percepire e prevedere eventi minacciosi o stressanti è essenziale per un comportamento adattivo. La paura, infatti, è un’emozione fondamentale che va gestita in maniera corretta, cosa non sempre facile: averne troppo poca rende meno “attenti” in situazioni potenzialmente pericolose, mentre se eccessiva può causare reazioni di panico inadeguati o blocchi. In entrambi i casi è a rischio la sopravvivenza del soggetto. Chi regola la paura?
Da anni gli scienziati hanno mostrato che a regolare la paura e tenerla nel range corretto è l’amigdala, zona di controllo delle emozioni. Questa zona agisce assieme ad altre strutture cerebrali, una delle quali si pensava potesse essere il nucleo paraventricolare del talamo (PVT), una regione molto reattiva agli stress fisici e psicologici. Poco però si sapeva realmente sul suo ruolo.
Per questo motivo il gruppo di ricercatori, guidato da Mario A. Penzo, ha cercato di monitorare l’attività cerebrale di un gruppo di topi mentre imparavano a temere determinati stimoli. Si è così scoperto che scoprendo che il PVT era particolarmente attivo: non solo durante l’apprendimento della paura, ma anche quando veniva stimolato semplicemente il ricordo dell’evento pauroso. Come verificare che questo fenomeno è determinato dal PVT? I ricercatori hanno disattivato i collegamenti neuronali tra l’amigdala centrale e il PVT e il risultato è stato che i topi non erano più in grado di apprendere né memorizzare la paura e la situazione che induceva timore. Il PVT, infatti, crea un circuito dove gli assoni neuronali sono collegati fino alla parte centrale dell’amigdala, formando un vero e proprio circuito cerebrale.
Chiarito il coinvolgimento del PVT, i ricercatori si sono quindi chiesti che cosa lo collegasse all’amigdala e in particolare quale fosse il mediatore chimico responsabile dell’attivazione dell’amigdala. Un possibile candidato era il BDNF (brain-derived neurotrophic factor), un neurotrasmettitore e fattore di crescita neurale, dal momento che molti soggetti affetti da disturbi d’ansia presentano questa molecola mutata. Così gli scienziati hanno inattivato nei topi i recettori di questo fattore nell’amigdala, scoprendo che anche loro non erano più capaci di apprendere la paura. Per dimostrare che il BDNF fosse realmente il mediatore di questo meccanismo è stata infusa la molecola in topi che non avevano più le connessioni tra PVT e amigdala: in questo caso i soggetti riacquistavano la capacità di ricordare le situazioni paurose. Dunque il BDNF è effettivamente il mediatore chimico di questo circuito cerebrale, grazie alla sua capacità di stimolare la nascita di nuovi neuroni e nuove connessioni tra PVT e amigdala.
Questo studio, quindi, chiarisce il meccanismo cerebrale di apprendimento e ricordo della paura, identificando il PVT come regione attiva nel processo, grazie alla mediazioni di BDNF. Questa scoperta potrebbe essere in futuro un fattore chiave per la cura di soggetti affetti da disturbi d’ansia e da disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
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