ATTUALITÀ

Gli Intoccabili Agenti Intelligenti

Ovvero, come usare l'intelligenza artificiale nella lotta contro l'evasione fiscale

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ATTUALITÀ – Spesso si ritiene l’evasione fiscale un problema solo europeo o, addirittura, tutto italiano. Altrettanto spesso, per giustificare questa convinzione, ci si appella all’esistenza di evoluti paesi in cui l’evasione fiscale è solo un ricordo,  risalente magari ai tempi della guerra degli Intoccabili agenti federali contro Al Capone, incastrato in extremis proprio grazie all’accusa di una (tangibile e dimostrabile) evasione fiscale.

Parliamo ovviamente degli Stati Uniti laddove, tuttavia, le tecniche utilizzate da grandi e piccoli evasori sono diventate talmente sofisticate da mettere in seria difficoltà l’Internal Service Revenue (che corrisponde alla nostra Agenzia delle Entrate): la stima dell’ammontare sottratto illegalmente al fisco è di dieci miliardi di dollari. Uno dei principali problemi della IRS è che le leggi federali sulle tasse hanno raggiunto una mole enorme: più di 70.000 pagine dense di dettagli, tecnicismi e orpelli vari, la cui complessità fornisce spesso facili appigli a cui aggrapparsi per escogitare strategie e tattiche evasive. Cosa che, al giorno d’oggi, renderebbe di fatto impossibile incastrare un novello Capone, anche per Jimmy Malone, Eliot Ness e tutto l’apparato dell’FBI.

Dove trovare degli agenti così furbi, così veloci e così competenti da “intuire” qualunque possibile scappatoia di un contribuente qualsiasi, ideata sfruttando la tortuosità dei meandri delle leggi federali? Semplice: basta assoldare degli agenti intelligenti, creati, guarda un po’, da un team di ricerca del Massachusetts Institute of Technology.

In effetti già in passato l’IRS aveva provato a usare la “forza bruta” delle macchine per accumulare e masticare grandi moli di dati sui contribuenti, cercando in tal modo di elaborare delle previsioni su un possibile comportamento illecito a partire dagli scostamenti rispetto ad uno storico. Questo approccio aveva tuttavia un problema di fondo: si basava sulla necessità di avere almeno qualche indizio di comportamento non lecito da parte di un contribuente, da sfruttare come input per indagare sui dati esistenti.

Naturalmente, a causa della sua stessa natura, gran parte dell’evasione è quasi del tutto “sommersa”, e i suoi segni tangibili  sono davvero nulli o esigui. L’approccio proposto dall’equipe del MIT è di tutt’altro segno: prima di tutto, infatti, gli agenti artificiali “frugano” nell’ammasso labirintico delle leggi federali per ricavare delle rappresentazioni “analitiche” delle leggi stesse. In pratica, si occupano di convertire in uno spazio astratto ogni singola norma, rappresentata tramite un codice di programmazione.

Una volta dipanata la matassa, ottenuti cioè i singoli “fili”, lineari e non più attorcigliati a formare un caotico ammasso, gli agenti procedono nell’elaborare, basandosi sul profilo del contribuente, un possibile insieme di sotterfugi che il contribuente stesso potrebbe attuare per evadere le tasse, sfruttando il folto intreccio della trama normativa. In pratica, essi eseguono un sofisticato ed artificiale “processo alle possibili intenzioni”. Ciò consente di elaborare delle strategie di monitoraggio più mirate, e differenziate per tipologia e dimensione di contribuzione.

Detto in soldoni, l’algoritmo “avverte” l’IRS di ogni possibile strada che un contribuente potrebbe seguire (o essere consigliato a farlo), basandosi anche sui mezzi a sua disposizione, che sono ovviamente molto diversi se si passa dal cittadino comune che cerca di non dichiarare un modesto introito, alle grandi società che hanno a disposizione interi uffici legali e commerciali.

Ci si potrebbe chiedere se un approccio del genere sia attuabile anche in Europa o in Italia, laddove spesso la fantasia e, diciamocelo, la creatività di chi cerca di evadere raggiungono un livello di complessità quasi artistico (ancorché criminale). Il problema è sempre lo stesso: chi elabora tattiche per evadere, leggendo anche questo articolo, si sforzerebbe di escogitare qualcosa che eluda sia i codici che gli agenti artificiali che li dipanano. Sarebbe di certo affascinante, comunque, poter assistere alla lotta quotidiana degli agenti artificiali contro l’inventiva dei truffatori più geniali. Roba da far impallidire Colossus, le macchine Enigma e tutte le macchine di Turing.

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Crediti immagine: GotCredit, Flickr

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Gianpiero Negri
Laureato in Ingegneria Elettronica, un master CNR in meccatronica e robotica e uno in sicurezza funzionale di macchine industriali. Si occupa di ricerca, sviluppo e innovazione di funzioni meccatroniche di sicurezza presso una grande multinazionale del settore automotive. Membro di comitati scientifici (SPS Italia) e di commissioni tecniche ISO, è esperto scientifico del MIUR e della European Commission e revisore di riviste scientifiche internazionali (IEEE Computer society). Sta seguendo attualmente un corso dottorato in matematica e fisica applicata. Appassionato di scienza, tecnologia, in particolare meccatronica, robotica, intelligenza artificiale e matematica applicata, letteratura, cinema e divulgazione scientifica, scrive per Oggiscienza dal 2015.