Con BEE.CAMP l’apicoltura diventa digitale
Una piattaforma per aiutare gli apicoltori nella gestione degli apiari, salvaguardando le api grazie a una rete territoriale che coinvolge ASL ed enti di ricerca
ATTUALITÀ – Nel 2015 la IUCN ha condotto il primo assessment di tutte le 1.965 specie di api selvatiche che vivono in Europa, scoprendo che se il 9,2% è già oggi a rischio estinzione, un altro 5,2% lo diventerà nel prossimo futuro. Si parla di una specie di ape su dieci, mentre oltre il 50% delle specie europee a noi note non è classificabile in termini di conservazione. Non ci sono dati a sufficienza. La grave situazione in cui versano le api (a livello mondiale) non è una novità e fortunatamente, anche su piccola scala, ci si sta muovendo per tutelarle: un esempio è la (ancora) piccola impresa trentina BEE.CAMP, una startup dell’incubatore green Progetto Manifattura che si propone, aiutando gli apicoltori, di tutelare anche le api.
Cos’è BEE CAMP? Una piattaforma interattiva che aiuta nella gestione delle attività apistiche, trasformandosi anche in una sorta di social network per apicoltori e non. “Il nostro scopo è aiutare l’apicoltore con degli strumenti digitali e contribuire, nel nostro piccolo, alla salvaguardia delle api. Tutelandole per quanto possibile, ad esempio, dall’esposizione ai pesticidi o dalle patologie”, spiega Christian Tiboni, co-fondatore della startup insieme a Nicola Betta. “Inoltre vogliamo coinvolgere enti territoriali e commerciali come le ASL, ma anche gli istituti di ricerca, usando la piattaforma per raccogliere dati da usare a livello statistico”.
Api online
BEE.CAMP andrà online nella primavera 2016 (potete però già iscrivervi alla newsletter sul sito per essere sempre aggiornati sui suoi progressi) ma le idee sono già molto chiare. Vediamola nel dettaglio: la prima funzione interessante di BEE.CAMP è l’ “agenda”, che permette di gestire in maniera avanzata tutte le attività da svolgere sugli apiari, pianificando in modo intelligente gli spostamenti di ciascuno e organizzando appunti e impegni come le date delle visite veterinarie. L’agenda si interfaccia con un’altra funzionalità, il “quaderno”, in cui raccogliere tutti quegli appunti che normalmente si prendono a penna -con una certa fatica vista la scomodità di scrivere con i guanti e la maschera da apicoltore- e che ora vengono memorizzati sul portale di BEE.CAMP, facilmente accessibile tramite un QR Code da mettere sui singoli apiari.
“Il quaderno è una sorta di formulario precompilato”, spiega Eva Pavan, web designer di BEE.CAMP. “Nasce per aiutare soprattutto i grandi apicoltori che hanno molte arnie. Per loro è difficile tenere traccia di tutte le informazioni identificandole con un numero, o una lettera: molto più immediato è dotarle di un QR Code, che letto grazie allo smartphone permette di avere subito accesso a tutti gli appunti. Eventuali malattie, spostamenti e via dicendo”. Così ogni apicoltore crea nel tempo un suo personale database, uno storico completo dell’attività che poi può essere condiviso con enti come gli istituti di ricerca.
Ma l’aiuto per l’apicoltore non finisce qui: BEE.CAMP prevede un sistema di segnalazioni che gli permettono di comunicare la presenza dei nemici dell’ape come parassiti e patologie (in Trentino si parla anche di orso) e di richiedere l’assistenza specifica di tecnici veterinari. All’altro capo del filo le ASL e gli enti competenti possono usare la piattaforma per pubblicare degli avvisi specifici, segnalando particolari problematiche o difficoltà a tutti gli apicoltori di una certa zona -un esempio potrebbe essere l’imminente utilizzo di pesticidi sulle coltivazioni del posto-, o a quelli i cui apiari si trovano a una determinata quota.
Il turismo delle api
“BEE.CAMP si occupa anche della produzione locale e del chilometro zero”, spiega Daniel Rampanelli, membro della giovane startup. “Attraverso la bacheca gli utenti potranno pubblicare annunci di compravendita, ad esempio per il miele, e mettere a disposizione i propri sciami per servizi di impollinazione”. Nel sistema ogni apicoltore ha una vetrina, dove raccontare la propria attività per raggiungere non solo i colleghi ma una rete di turisti appassionati, magari alla ricerca di un miele particolare mentre si trovano in vacanza.
“Tra i nostri obiettivi c’è anche incentivare gli enti pubblici e privati a prendere parte alla salvaguardia delle api”, aggiunge Christian, “rilasciando certificazioni a chi si impegna nell’utilizzare piante nettarifere per le aiuole cittadine, ad esempio, dando alle api una possibilità in più di nutrirsi”. Ma come dice il nome stesso della startup, BEE.CAMP vuole anche aiutare gli apicoltori a far “campeggiare” le proprie api. Un aiuto non solo per quelli che non dispongono di un prato di loro proprietà, anche per coloro che praticano il nomadismo, ovvero per produrre un certo tipo di miele devono spostare gli apiari e seguire la fioritura. “Il sistema si avvarrà di una vera e propria mappa delle varie fioriture, con dettagli sul periodo, la zona, l’altitudine, in modo da permettere agli apicoltori di pianificare i loro movimenti”, continua Eva. “Chiaramente si tratta di un tipo di pianificazione che va raffinata con l’esperienza in prima persona, perché questo tipo di mappa non può essere preciso al 100%”.
Se un bed and breakfast o un hotel possiedono un prato libero, inoltre, l’obiettivo di BEE.CAMP è farli incontrare con gli apicoltori per reciproco beneficio: da un lato questi ultimi avranno un luogo in cui posizionare legalmente gli apiari, dall’altro la struttura ne avrà un ritorno di immagine utilizzando spazi già a disposizione per la salvaguardia delle api, cogliendo magari l’occasione per ospitare delle attività didattiche legate alla conservazione.
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