L’architettura dell’accessibilità
Archidiversity: nove progettisti lombardi ridisegnano i luoghi all'insegna dell'accessibilità
SENZA BARRIERE – Nove architetti di fama mondiale, molte idee innovative da realizzare e un’unica mission: cambiare la fisionomia dei luoghi e riprogettarli all’insegna dell’accessibilità. Parte da qui l’avventura di Design for All Italia, l’associazione no profit che dal 1994 diffonde la cultura della progettazione inclusiva nel nostro territorio e che, ora più che mai, con il progetto Archidiversity promette di abbattere le barriere e di rivoluzionare le logiche di utilizzo degli spazi.
“Tutto ebbe inizio un anno fa”, racconta ai microfoni di OggiScienza Giulio Ceppi, architetto progettista originario di Lecco, annoverato tra i responsabili dell’iniziativa. “Insieme all’ergonomo Luigi Bandini Buti e in collaborazione con Andrea Stella, il ragazzo con disabilità motoria che ha ideato il primo catamarano “senza barriere”, ho studiato e realizzato un autogrill unico nel suo genere e totalmente accessibile. Per toccare con mano i risultati del nostro lavoro basta percorrere l’autostrada A8 e fare una breve sosta all’altezza di Lainate (Milano), nella stazione di ristoro Villoresi est. Qui troverete un luogo destinato a tutti”, spiega con orgoglio l’architetto che, a giudicare dal risultato, è riuscito nell’intento di abbattere ogni ostacolo presente nella struttura.
La portata grandiosa dell’opera realizzata a Lainate si coglie fin da subito. In un’area di 72mila metri quadri di superficie ogni viaggiatore trova le condizioni giuste per godere a pieno della propria sosta. Ciclisti, camionisti, automobilisti con animali a bordo, persone con esigenze alimentari specifiche (celiaci e vegetariani), affette da disabilità di tipo cognitivo o motorio, anziani e bambini: nell’autogrill progettato da Ceppi si tiene conto di qualsiasi esigenza e “accoglienza” è la parola d’ordine.
“Il nostro obiettivo era quello di creare dei servizi per chiunque, senza esclusioni o diversificazioni; di rifiutare l’aspetto ghettizzante che spesso sottende al concetto di diversità. Ci siamo chiesti, tra i vari interrogativi, perché si continuino a ideare dei bagni – sovente anche antiestetici – solo per disabili. Inclusione non è realizzare luoghi differenti per chi ha altre esigenze. La vera inclusione, l’inversione del paradigma, è rendere gli ambienti che ci circondano accessibili a tutti. È in quest’ottica che abbiamo progettato l’autogrill e, proprio i bagni, ne sono un esempio: le geometrie e le linee sono studiate per essere alla portata di tutti e il design è raffinato, tutt’altro che sgradevole.”
Così, il successo di Villoresi est ha fatto da apripista alle nuove iniziative. “L’edificio ha ottenuto il marchio di qualità di Design for All e da lì, proprio con l’associazione, abbiamo pensato di creare qualcosa di più grande, coinvolgendo altri architetti della realtà lombarda.”Otto progettisti di nota fama mondiale sono stati chiamati a raccolta per prendere parte a Archidiversity. Insieme a Ceppi, hanno presentato e ideato più progetti di diversa natura, tutti improntati sull’accessibilità.
Antonio Citterio ha ideato (e ultimato a ottobre 2015) l’aeroporto internazionale Hamad di Doha, in Quatar, guardando alla funzionalità e al design. L’opera, ideata per servire fino a 50 milioni di passeggeri all’anno in uno spazio di 45 mila metri quadri, prevede la possibilità di effettuare dei percorsi sensoriali e risponde alle esigenze delle diverse culture che popolano l’area geografica in oggetto.
Stefano Boeri, dal 2015, è intento a ridisegnare l’architettura della zona portuale de La Maddalena. Tra le opere di rifacimento, vi è anche la creazione di “satelliti portuali”, veri e propri ponti mobili galleggianti che, tra i vari scopi, possono facilitare i collegamenti tra le isole. Nel piano di Boeri, saranno previsti anche degli spazi di rigenerazione sensoriale, per esplorare l’arcipelago attraverso suoni, profumi e colori.
Paolo Brescia, Tommaso Principi e Andrea Casetto dello studio Obr, con la collaborazione di Maddalena D’Alfonso, nel 2015 hanno completato la realizzazione di un padiglione sulla terrazza del Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano, seguendo la mission di Design for All. All’interno dell’area il ristorante, immerso nel verde e sospeso sul parco Sempione, è pensato come una serra trasparente bioclimatica e termoregolante, in grado di garantire il comfort ambientale con il minimo dispendio energetico.
A Michele De Lucchi, invece, è spettato il compito di riqualificare l’ex sito della storica casa automobilistica Alfa Romeo di Arese. L’opera di De Lucchi – un centro commerciale accessibile in ogni sua parte – ha puntato a conservare la memoria della vecchia fabbrica, lavorando in un’ottica di integrazione tra presente e passato.
Quelli citati sono solo alcuni dei nove progetti previsti (per avere una panoramica completa basta consultare la pagina di Archidiversity). Tra questi, vi è anche il rifacimento del giardino delle ortaglie di Villa Manzoni, a Lecco, curato proprio dal progettista Giulio Ceppi. “Volevo fare qualcosa di significativo per la mia città e restituire un po’ di gloria al Manzoni che nessuno conosce. L’uomo triste, melanconico. Lei lo sapeva che la madre fuggì con un altro compagno e lo abbandonò, lasciandolo con il burbero padre? Manzoni era anche un fine botanico, qui trascorse parte della sua vita”, racconta Ceppi in un intermezzo letterario. “Volevo rendergli giustizia e consentire a tutti di percorrere questo spazio verde, godendo di luci, profumi e colori. Gli stessi che narrano il rapporto tra Manzoni e il mio paesaggio, quello lombardo.”
Così, nelle mani del progettista, il parco di delle ortaglie cambia volto e diviene il primo (e unico) giardino letterario regionale accessibile. La pavimentazione è antiscivolo, galleggiante e inclinata in modo tale da consentire una facile percorribilità anche a chi è in carrozzina o ai genitori che trasportano i propri bimbi nel passeggino. Gli arredi e le sedute hanno altezze variabili, i pannelli sono scritti con un font leggibile e i testi sono semplificati. In ogni parte del percorso, app e tecnologie dedicate consentono anche a persone non vedenti o con problemi uditivi di godere della visita, grazie a diffusioni di tipo sonoro e aromatico. “Tre Rotary club locali hanno supportato il progetto. Siamo fieri di aver reso accessibile anche un luogo come un giardino che spesso viene considerato proibitivo ma questo non basta. Design for All non è mettersi a posto con la coscienza e fare “social washing”, dimostrare pubblicamente che stiamo facendo qualcosa per gli altri. Il nostro è un cambio di prospettiva, è lo sguardo attento ai bisogni di tutti che diventa la prassi. È questo ciò che ci auguriamo per il futuro.”
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