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Statistiche e previsioni. La matematica scende in campo

Non solo fantascienza, letteratura e serie tv: questa settimana Stranimondi ci porta dentro il mondo del basket e dell'analisi matematica applicata allo sport

STRANIMONDI – Oltre a essere un giocatore di scacchi di alto livello, Arpad Emrick Elo era anche un professore di fisica. La United States Chess Federation (USCF) di cui era membro aveva qualche difficoltà con i sistemi di classificazione numerica dei giocatori nei tornei scacchistici e lui si mise a studiare un nuovo modello, che avesse delle basi statistiche più solide dei precedenti. Nacque così l’Elo rating system, che ebbe un successo tale da venir adottato dalla Federazione Internazionale degli Scacchi a partire dal 1970, per poi venir riutilizzato in svariati tipi di competizioni a più giocatori, dai videogiochi (World of Warcraft, League of Legends) al basket.

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Basandosi sul sistema Elo, gli esperti di FiveThirtyEight – che si occupa soprattutto di sondaggi elettorali ma anche di analisi sportive – hanno sviluppato uno strumento che, pescando a piene mani dalle ricchissime statistiche della NBA, elabora previsioni individuali e di squadra. Un tema particolarmente caldo in questo momento, con l’intenso duello in corso fra i campioni in carica dei Golden State Warriors e gli Oklahoma City Thunders. Dopo la sconfitta casalinga iniziale, il modello di FiveThirtyEight dava la vittoria dei Warriors in gara 2 al 68% e in effetti così è stato. Ma dopo la vittoria dei Thunder in gara 3 qualcosa è cambiato nell’inerzia della serie e anche il modello se n’è accorto: le probabilità che la squadra di Oklahoma aveva di vincere gara 4 erano salite al 61%. E la realtà ha dato ragione ai numeri. Che succederà ora? Secondo il modello, i Warriors vinceranno la prossima (63%) ma in gara 6 dovrebbero spuntarla i Thunder (65%) che, al momento, sono i più accreditati per la vittoria del titolo (56%), seguiti dai Cleveland Cavaliers di Lebron James (25%).

Una sorpresa? Forse no, visto che già a dicembre dello scorso anno gli esperti di FiveThirtyEight avevano individuato nei Thunder la squadra più migliorata rispetto alla stagione precedente. Uno scontro appassionante anche per gli statistici, dunque, visto che i Warriors, numeri alla mano, sono finiti nella stessa categoria di squadre storiche come i Chicago Bulls del ’90-’91 o i Los Angeles Lakers del ’79-’80. Quelli di Michael Jordan e Magic Johnson, per intenderci.

Il ricorso alla matematica nelle discipline sportive non si limita quindi a una mera raccolta di dati per gli amanti dei record, ma sta diventando sempre più un importante strumento strategico in grado di aiutare giocatori, allenatori e dirigenti in diversi aspetti della loro attività, dagli allenamenti alle scelte tattiche, fino ad arrivare agli ingaggi.

Dove però il binomio matematica-sport sembra avere ancora poco spazio è nella fiction. Provate a trovare un film sul tema nel Mathematical Movie Database e nel Mathematical TV Database, realizzati dai matematici Burkard Polster e Marty Ross, autori del libro Math goes to the movies.

Eccezione più che meritevole è quella rappresentata da Moneyball (in italiano L’arte di vincere), film del 2011 diretto da Bennett Miller che racconta la sorprendente stagione del 2002 degli Oakland Athletics e del loro general manager Billy Beane, che nonostante le grandi difficoltà economiche riesce a costruire una squadra competitiva. Come? Affidandosi alle analisi statistiche del suo assistente Peter Brand, grazie alle quali individua giocatori sottovalutati dal mercato le cui doti, combinate insieme, compensano la carenza di grandi superstar. Così facendo gli Athletics riescono a raggiungere i playoff tenendo testa a squadre con disponibilità salariali molto maggiori e arrivando a stabilire il nuovo record di vittorie consecutive (20) della lega americana.

Una storia vera, che trae spunto dal libro del giornalista Michael Lewis, grazie al quale il termine moneyball è entrato nel lessico del baseball attirando l’attenzione generale sulla sabermetrica, cioè l’analisi empirica di questo sport. Pioniere di questo campo di ricerca, che prende il nome dall’acronimo SABR (Society for American Baseball Research), fu Bill James, statistico e storico del baseball, inserito da Time fra le 100 persone più influenti nel 2006 e attuale consulente dei Boston Red Sox.

Il film riesce a raccontare una vicenda sportiva relegando gli atleti in secondo piano senza per questo perdere in intensità emotiva e drammatica. Merito della scrittura di Aaron Sorkin, che per questa sceneggiatura è stato nominato all’Oscar nel 2011 (che aveva vinto l’anno precedente con The social network), delle eccellenti interpretazioni di Brad Pitt nel ruolo di Beane e di Jonah Hill nel ruolo di Brand, dell’efficace regia di Miller e di un cast di supporto con nomi del calibro di Philip Seymour Hoffman e Robin Wright.

L’entusiasmo per la sabermetrica contagiò diversi esperti di altre discipline sportive a partire dal basket – dando così origine alla APBRmetrics, il cui nome è di nuovo ispirato a un acronimo, in questo caso quello della Association for Professional Basketball Research – fino a conquistarsi uno spazio in una puntata dei Simpson. Il 10 ottobre 2010 va infatti in onda l’episodio intitolato MoneyBart, nel quale Lisa Simpson sfrutta la sabermetrica per portare al successo la squadra di baseball nella quale milita anche il fratello Bart, che ovviamente non accetta di buon grado l’idea di usare la matematica per vincere.

Come dimostrano i database di Polster e Ross, la matematica non ha avuto grandi problemi nel ritagliarsi uno spazio nel mondo del cinema e della televisione. Non se abbinata allo sport, però. Forse perché i gesti atletici – individuali o di squadra che siano – hanno un respiro più epico e un’efficacia narrativa maggiore. A meno di non avere a disposizione un autore come Sorkin o di non ricorrere all’umorismo dei Simpson.

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.